La crisi del canale di Suez con gli attacchi alle navi mercantili da parte degli Houthi, un gruppo armato yemenita, sta mettendo scompiglio nei traffici commerciali nel Mediterraneo.
L’allarme del ministro della Difesa
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, partecipando alla trasmissione di Rai 1, Cinque minuti di Bruno Vespa, ha paventato il pericolo per i porti italiani, in quanto gli armatori, temendo per l’incolumità dei marittimi senza contare il danno ai cargo, potrebbero preferire circumnavigare l’Africa, ma, a quel punto, invece di entrare nel Mediterraneo, attraverso lo stretto di Gibilterra, le navi si dirigerebbero versi i porti del Nord Europa.
Quali sono gli effetti in Sicilia?
Ci sono navi che hanno deciso di bypassare il Mediterraneo ma secondo il presidente dell’Autorità del Sistema Portuale dei Mare di Sicilia Orientale, Francesco Di Sarcina, in Sicilia gli effetti non si vedono ancora.
“Allo stato attuale non abbiamo particolari riflessi: i dati di traffico – dice a BlogSicilia, il presidente Di Sarcina – sono sostanzialmente in linea con quelli dello scorso anno. Non ci sono significative flessioni, il che non significa che tra 15 o 20 giorni non potranno esserci decrementi, del resto se questa situazione dovesse perdurare anche i nostri porti potrebbero avere delle sofferenze”.
Porti siciliani non attrezzati per le grosse navi container
In effetti, le parole del presidente dell’Autorità del Sistema Portuale dei Mare di Sicilia Orientale potrebbero essere una buona notizia. Se si guarda, però, la situazione sotto un’altra prospettiva, allora le cose sono un po’ diverse. Ed il motivo consiste nel fatto che non c’è nessun porto della Sicilia in grado di ospitare le grosse navi container.
Nel Sud solo Napoli e Gioia Tauro
“A Catania, per intenderci, riceviamo navi che si muovono all’interno del Mediterraneo, non arrivano navi provenienti dalla Cina, attraverso il Canale di Suez ma questo vale per tutti siciliani, tra cui Palermo, Pozzallo, Augusta e buona parte delle rade del Sud Italia, tranne Napoli e Gioia Tauro. Gli altri porti attrezzati in Italia sono La Spezia, Genova, Trieste e Livorno.
Può essere più chiaro, presidente?
Le navi che passano da Suez sono navi molto grandi e vanno in pochi porti, non in tutti, cioè quelli in cui ci sono gli spazi a terra e fondali profondi, per cui non è possibile per i porti dell’isola ospitarle. Ad Augusta, comunque, ci stiamo lavorando. Quando arrivano nei porti attrezzati, le merci vengono stoccate per essere destinate in altre città, arrivandoci o via terra o via mare, per cui nei nostri porti.
E ci sono rotte dirette verso i porti siciliani?
L’altra alternativa per i porti siciliani sono le navi provenienti dalla Turchia o dalla Grecia.
Supponiamo che Suez venga chiuso, che accadrebbe?
Le grandi navi provenienti dalla Cina, se gli armatori decidessero di saltare il passaggio attraverso Suez, puntando sui porti del Nord Europa, come Rotterdam, le merci, previste anche per Catania, saranno stoccate per poi proseguire verso Catania.
In che modo?
Tanto per fare un esempio: potrebbero essere destinate a Genova in treno e da lì con una nave fino a Catania. In ogni caso, mi risulta, che, allo stato, la stragrande maggioranza delle navi passa ancora da Suez. La situazione va valutata volta per volta, sulla scorta di quello che accadrà in quel versante.
Il rallentamento, però, causa, in modo inevitabile, un aumento dei costi delle merci, che, alla fine, rischia di incidere sensibilmente nei consumi, per via dell’aumento dei prezzi.
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