La Procura di Siracusa ha aperto un’inchiesta sulla ‘strage delle donne’ al largo della Libia. Quattordici le salme recuperate tra barconi e gommoni semiaffondati e condotte due giorni fa ad Augusta insieme a 438 migranti dalla nave militare irlandese “Samuel Beckett”.
Altre due donne, morte per ipotermia, sono giunte ieri a Trapani con la “Aquarius” di Sos Mediterranee. I cadaveri sono stati trasferiti nell’obitorio del capoluogo siracusano per l’avvio stamane delle autopsie, a seguito della nomina del medico legale incaricato dalla Procura siracusana per risalire alle cause della morte delle vittime, undici delle quali erano su un barcone, dove sarebbero morte per soffocamento tra i migranti stipati, e tre recuperate in mare.
Dai racconti degli stranieri e’ emerso che i migranti sono partiti nella notte di sabato scorso dal porto libico di Sabrata, pagando ciascuno tra i 1500 e i 2500 dinari libici. Fatti salire sul natante, sono stati costretti a compiere la traversata in condizioni difficilissime, stretti all’inverosimile, e in una situazione estremamente precaria: il che avrebbe provocato, è l’ipotesi di chi indaga, il soffocamento di undici donne e la caduta in acqua di altre tre.
Solo l’arrivo dei soccorsi ha impedito un bilancio più tragico. Alcuni testimoni hanno identificato sette vittime.
Il personale del Gruppo interforze di contrasto all’immigrazione clandestina e’ impegnato nella ricerca di tutti gli scafisti. Nel frattempo è stato arrestato un marocchino di 30 anni già espulso il 3 dicembre 2015 con decreto dal prefetto di Piacenza perché era stata accertata la sua pericolosità sociale, in quanto più volte condannato per droga, resistenza a pubblico ufficiale, ricettazione, guida senza patente e inosservanza sulle leggi del soggiorno per stranieri.
L’uomo è risultato segnalato in area Shengen per limitazioni sulla libera circolazione in Europa.
foto archivio
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