C’è un filone tutto siciliano nell’inchiesta ‘petrolio’ che ha portato il Ministro Federica Guidi alle dimissioni pur non essendo indagata. Una inchiesta che gravita intorno al porto di Augusta ed alla figura del suo fidanzato, il siracusano Gianluca Gemelli.
Secondo le ipotesi investigative il progetto industriale di Gemelli prevedeva di stoccare ad Augusta il petrolio estratto. Una operazione che poteva valere un grande flusso di denaro. Secondo quanto ricostruisce il Fatto Quotidiano in un articolo di stamani l’affare sarebbe stato proprio lo stoccaggio.
Più che la vendita del petrolio, infatti, sul mercato conterebbe la capacità di conservarlo per venderlo quando il prezzo sale per effetto di una crisi estrattiva o di una crisi politica in medio oriente. Il costo medio della conservazione è di due euro l’anno ma va moltiplicato per milioni di barili
Da ieri la Guidi ha ufficialmente abbandonato il compagno e racconta di aver avviato indagini lei stessa precisando che con quell’uomo, il padre di suo figlio, non ha mai convissuto e, soprattutto, non ha “interessi comuni” né “conti cointestati”. Gemelli, a dire dell’ex ministro, non avrebbe neanche provveduto alle necessità del loro bambino. Agenda degli incontri alla mano, dice, sta provando a ridisegnare l’ identikit dell’ uomo che le era accanto. Il tutto in vista dell’ interrogatorio di domani dinanzi ai pm di Potenza.
Gli interessi ricostruiti fin qui dall’inchiesta appaiono, singolarmente, legittimi ma l’inchiesta ipotizza che nel loro complesso possa essere successo qualcosa. Per lo stoccaggio servirebbe un pontile nel porto di Augusta, dove far attraccare le petroliere, un oleodotto e i serbatoi, ma soprattutto un’autorizzazione, per realizzare il tutto. Su quella autorizzazione e sulle procedure stanno indagando i magistrati che solo dopo una lunga serie di accertamenti ci diranno se reati sono stati commessi o se tutto è stato legittimo.
L’inchiesta, dunque, deve adesso capire quanto di questi progetti, di per se legittimi, abbiano, se lo hanno fatto, travalicato il limite del lecito. C’è una cointeressenza di interessi da valutare nel loro complesso. Il progetto, infatti, passa proprio dagli uffici del Mise, dove siede il ministro Guidi, che potrebbe, almeno in teoria, accelerare molti passaggi essenziali.
Fra le intercettazioni confluite nell’inchiesta ci sarebbe anche Guidi che parla dell’interesse a un’area vicina al porto, completamente abbandonata, paludosa e di nessun valore. Un’area perfetta per realizzare quel progetto per il quale Gemelli sarebbe alla ricerca di finanziatori da una parte e di permessi dall’altra.
E qui entrerebbe in gioco le tante relazioni importanti del presidente di Confindustria giovani Siracusa. Tra i suoi amici più fidati c’è, naturalmente, Antonello Montante, presidente di Confindustria Sicilia, che da qualche tempo si è scoperto indagato per concorso in associazione mafiosa. Altri uomini vicini a Gemelli sono l’attuale presidente di Confindustria in Sicilia, Ivan Lo Bello, il senatore del Pd Beppe Lumia e il politico Paolo Quinto (Pd). Nessuno di loro è indagato ma le relazioni politiche sono al centro delle capacità di Gemelli di raggiungere varie persone.
Smentisce categoricamente di conoscere Gemelli il senatore Beppe Lumia che attraverso una nota annuncia di aver già dato mandato ai propri legali di querelare la Stampa, primo giornale a indicarli come amici: “E adesso come la mettiamo? – scrive Lumia – Su ‘La Stampa’ sul caso Tempa Rossa si consuma un falso micidiale – sostiene -. Un falso dalla testa ai piedi. Nessun legame, nessuna richiesta d’incontro o di sostegno. Nessun contatto diretto o indiretto con Gemelli. Anzi, questo eventuale modo di fare non mi appartiene e lo combatto. Non mi rimane, visto il danno d’immagine già subito, che adire alle vie giudiziarie contro chiunque continuerà a scrivere di un falso clamoroso”.
Tornando alle conoscenze, senza rilevanza penale, Montante, ad esempio, ha buoni rapporti con L’Eni, con la quale la società Its (di Gemelli) ha un contratto, per gestire una sorta di agenzia interinale nel giacimento in Nigeria. Montante e Gemelli avrebbero una conoscenza comune in Eni: Claudio Granata. Si tratta del capo del personale di Eni, peraltro interessato alle trattative sindacali sulle raffinerie e i relativi tagli, che lo stesso Mise, da quando la Guidi dirigeva il ministero, si troverà a gestire.
“Quella tra Granata e Gemelli – fa sapere l’ Eni al Fatto Quotidiano- è solo una conoscenza che, di per sé, non vuol dir nulla. Si sono incontrati in poche occasioni. La Its ha iniziato a lavorare per Eni in Nigeria nel 2012, in seguito a una gara, ben prima che il ministro Guidi si insediasse”.
“I servizi di Its sono stati ridotti – aggiunge Eni – passando dalla somministrazione di tre tecnici nel 2012, a uno nel 2016”. Gemelli è sempre più vicino agli uomini del petrolio. Anche attraverso Nicola Colicchi, anch’egli indagato a Potenza, l’uomo che ha tenuto a battesimo il figlio di Vincenzo Armanna, accusato dalla procura di Milano di aver gestito la maxi tangente da 200 milioni legata al giacimento nigeriano.
Tutti elementi indiziari sui quali la magistratura dovrà fare luce perché occorre chiarezza tanto nell’interesse della collettività quanto in quello dei coinvolti.