È uscito con qualche minuto in anticipo dalla Cattedrale il simulacro di Santa Lucia per timore che il maltempo potesse rovinare la processione che si concluderà alla Basilica di Santa Lucia.
La città di Siracusa si è stretta attorno alla sua Patrona, salutata, poco dopo aver percorso il sagrato, dai canti del coro di 80 bambini di ogni istituto scolastico del capoluogo.
L’arcivescovo di Siracusa, Salvatore Pappalardo, dal balcone del palazzo dell’Arcivescovado, ha usato parole dure per il clima sociale che si vive, in particolare le forme di intolleranza verso gli stranieri, ma ha anche sottolineato la difficile situazione di molte famiglie, alle prese con i problemi del lavoro.
“Cara Santa Lucia, viviamo – ha detto l’arcivescovo di Siracusa- un tempo di incertezza e di smarrimento, nel quale ognuno ritiene se stesso criterio del bene e del male senza un forte riferimento ai valori morali”.
“Viviamo un tempo – ha continuato monsignor Pappalardo- in cui le persone più fragili sono considerate solo un fastidio e lo straniero è considerato addirittura un nemico da cui difendersi. Le nostre relazioni spesso sono improntate ad una litigiosità sterile che impedisce il dialogo ed ostacola la realizzazione del bene comune; si diffonde sempre più un atteggiamento di sfiducia che spegne sul nascere ogni speranza. E così, cara Santa Lucia, questa tua Città – che si onora di averti come concittadina e patrona – continua a vivere una profonda crisi morale, economica, sociale e politica”.
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