“Salvare l’impianto Ias per mantenere l’occupazione dei lavoratori e, soprattutto, garantire un concreto controllo sugli sversamenti della zona industriale” afferma la segretaria generale della Cisl Ragusa Siracusa, Vera Carasi, in merito alla paradossale situazione del depuratore che, incastonato nel Petrolchimico di Priolo, sito strategico nazionale e secondo polo in Europa, rischia davvero di chiudere, al netto dell’inchiesta della Procura di Siracusa sugli sversamenti in mare di fanghi della zona industriale non trattati secondo le norme.
Perché rischia di chiudere
I colossi della raffinazione, come Isab e Sonatrach, stanno provvedendo a realizzare dei propri depuratori, per cui, all’Ias non resterebbe altro che trattare solo i reflui dei Comuni di Priolo e Melilli, senza contare che le stesse imprese uscirebbero dalla governance: questo vuol dire che smetterebbero di mettere soldi che servono anche per pagare i dipendenti dell’impianto.
La preoccupazione dei sindaci e dei sindacati
I due Comuni, da soli, non riuscirebbero a reggere, da qui l’idea di legare all’Ias anche Siracusa, Floridia e Solarino ma anche in questo caso non basterebbe. I sindaci di Melilli, Peppe Carta, nonché deputato regionale del Mpa, e Pippo Gianni, hanno lanciato l’allarme così come i sindacati. “Bisogna mantenere i livelli occupazionali – dice Carasi – senza mortificare le professionalità acquisite e cresciute in questi anni. Guardiamo alla transizione energetica e anche per i lavoratori sarà necessario un momento di formazione per stare al passo con gli inevitabili cambiamenti.
La Cisl chiede di blindare l’Ias
La Cisl, però, indica una via, quella di non spezzare il legame tra aziende e depuratore che dovrebbe continuare ad accogliere gli scarti di lavorazione industriale. “Senza nulla togliere ai progetti di depurazione in house annunciati da alcune aziende, è importante la garanzia di avere un impianto che, in maniera terza e autonoma, depuri i reflui trasferiti dalla zona industriale. Crediamo che l’impianto consortile rappresenti una certezza di tutela per gli stessi cittadini”.
Il braccio di ferro
Certo, l’impianto deve essere ristrutturato alla luce dell’inchiesta della Procura, che non è ancora chiusa, anzi di recente c’è un provvedimento del gip di Siracusa che ha imposto il divieto di conferimento dei fanghi alle aziende e sulla vicenda è anche sceso in campo il Governo nazionale, autore del Salva Isab, bocciato dalla Corte costituzionale, contestando la decisione del giudice di Siracusa.
I soldi della Regione e l’appello della Cisl
Da parte sua, la Regione sta investendo risorse economiche per adeguare l’impianto ma il rischio è che si possano bruciare soldi per una struttura destinata al tramonto. “Quella dell’IAS è una vicenda sicuramente delicata e, come detto, attendiamo con grande fiducia l’esito dell’inchiesta della magistratura – conclude Vera Carasi – Allo stesso tempo attendiamo un segnale dalla politica e nello specifico dal Governo Regionale. Salvare l’impianto significherebbe avere una strategia ben definita della politica industriale di questa regione”.
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