“La folle e violenta rivolta di detenuti marocchini nel carcere di Augusta, con agenti tenuti in ostaggio e gravi atti di vandalismo, ripropone la questione della presenza nelle nostre carceri di troppi stranieri che andrebbero rispediti a casa”.
Lo sottolinea Aldo Di Giacomo, segretario generale del Spp, sindacato di Polizia penitenziaria, in merito ai disordini scoppiati nei giorni scorsi nel carcere di Augusta. Il sindacalista ritiene, in generale, che la presenza stranieri nei penitenziari italiani sia il 31,8% dell’intera popolazione carceraria.
“I più numerosi – sottolinea – sono proprio i marocchini (oltre 3500, quasi il 20%) seguiti dai romeni (più di 2mila, 12%), albanesi (1900, 10,5%) e tunisini (1800. 10%). Rispetto a inizio 2022 sono aumentati di 811 unità che corrispondono a un tasso di crescita del 4,7%. Le concentrazioni più elevate si riscontrano nel Centro-Nord Italia, in particolare in Trentino Alto Adige (62,4%), Valle d’Aosta (60,6%) Liguria (55,8%) Veneto (51,3%), Emilia Romagna
(48%), Toscana (46,6%) e Lombardia (45,9%)”.
“Questi numeri – afferma Di Giacomo – evidenziano che la detenzione della popolazione carceraria straniera va gestita con mezzi, strumenti e soprattutto personale specifico. In troppi casi non si conoscono nemmeno le
autentiche generalità e provenienza”
Secondo il segretario generale del Spp ci sono altri problemi che incidono nell’insofferenza della popolazione carceraria straniera, tra cui la mancanza di traduttori. “L’assenza di traduttori è il primo problema con il personale penitenziario in grande difficoltà soprattutto di fronte ai continui fenomeni di fondamentalismo e radicalismo islamico che sfociano in atti di ribellione e protesta”.
“Per noi – dice il segretario del Spp – le misure da mettere in campo sono decisamente più complesse e urgenti a partire dall’attuazione dei trattati con gli Stati del Nord Africa per il rimpatrio di criminali nei propri Paesi di origine”.
Protesta dei detenuti del carcere di Noto per la mancanza di acqua calda. Per il Sappe, un sindacato di polizia penitenziaria, la situazione rischia di degenerare se il problema non sarà risolto anche per via dei precedenti nella stessa struttura dove, nel luglio scorso, si è verificata una brutale aggressione ai danni di 4 agenti costretti a fare ricorso alle cure dei medici dell’ospedale di Avola