“I bimbi erano messi in fila per essere abusati”. Sono alcune delle testimonianze finite nel processo che si sta celebrando a Siracusa sulle violenze sessuali ai danni di tre minori che vede alla sbarra tre imputati: la madre delle vittime, un maschietto di 3 anni e due femminucce di 4 e 7 anni, un carabiniere, Mario Schiavone, 41 anni, ed il padre della convivente del figlio maggiore della donna. Nuccio Ippolito, 46 anni (questi ultimi due difesi dagli avvocati Antonella Schepis e Sebastiano Troia).
Secondo la ricostruzione dei militari del Nucleo investigativo, che nel novembre del 2018 arrestarono gli indagati, la donna, a corto di soldi, avrebbe fatto prostituire i figli per cifre irrisorie, fino a 20 euro. Gli abusi sarebbero avvenuti dentro la “cantina” della donna, come sarebbe stato chiamato il locale dalle vittime. I testimoni sono gli educatori ed i genitori affidatari dei bambini che avrebbero raccolto quei racconti raccapriccianti: ad accorgersi per primi delle violenze, sono stati gli operatori della struttura di accoglienza delle bambine. Le minori, con molta difficoltà, avrebbero iniziato a raccontare quell’incubo iniziato, secondo i magistrati della Procura distrettuale di Catania, nel 2014. Secondo il difensore del carabiniere, l’avvocato Antonella Schepis, queste testimonianze sarebbero discordanti, insomma ci sarebbero versioni diverse che renderebbero per nulla solida la ricostruzione della pubblica accusa. Nell’inchiesta era finita un’altra persona, un anziano che, per gli inquirenti, avrebbe avuto un ruolo in questa drammatica storia, tra cui quella di scattare le foto degli abusi. Ma è deceduto, per cui non sarà possibile processarlo.
Ma nel corso dell’udienza, che si è tenuta nell’aula della Corte di Assise, è emerso un altro elemento. “Ci siamo accorti che mancano delle intercettazioni, in numero abbastanza rilevante, per cui abbiamo chiesto spiegazioni al pm”. Nella prossima udienza, che si terrà al palazzo di giustizia di Siracusa, in programma per la metà di settembre, sarà risolto questo interrogativo.
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