Il giudice monocratico di Siracusa ha assolto Enrico Messina finito sotto processo per l’incendio di un chiosco per la vendita di panini in via Piazza Armerina, a due passi da viale Scala Greca. La vicenda risale al maggio del 2017 quando l’attività commerciale andò in fiamme e dalle indagini coordinate dai magistrati della Procura di Siracusa venne fuori che il rogo era di matrice dolosa.
I sospetti sull’imputato
I sospetti da parte degli inquirenti si posarono sull’imputato, difeso dall’avvocato Junio Celesti, che venne prima iscritto nel registro degli indagati per poi essere rinviato a processo. Secondo la tesi dell’accusa, l’uomo avrebbe avuto dei contrasti con i proprietari della panineria ed al centro di questa disputa ci sarebbero stati degli scontri di carattere commerciale
La sentenza
A quanto pare, l’imputato sarebbe stato un fornitore ma la tesi degli inquirenti è stata contestata dalla difesa. Ne è nato un procedimento giudiziario che si è concluso in primo grado in favore dell’imputato, assolto per insufficienza di prove.
Un altro siracusano assolto
Il Tribunale di Siracusa, nei mesi scorsi, ha assolto Angelo Zivillica, 35 anni, siracusano, accusato di aver appiccato un incendio capace di danneggiare una macchina appartenente ad una donna riconducibile al suo nucleo familiare.
Il rogo in via Ravanusa
La vicenda risale al 4 novembre del 2019 e stando alla ricostruzione dei magistrati della Procura di Siracusa, l’uomo, con la complicità di un’altra persona, mai identificata, si sarebbe recato in via Ravanusa, nel rione della Pizzuta, per dare alle fiamme l’auto della donna, una Fiat Punto. Alla base del gesto, sempre nella tesi della pubblica accusa, ci sarebbero stati dei contrasti familiari.
Assolto per “insufficienza di prove”
Al termine degli accertamenti, la pubblica accusa ha chiesto il rinvio a giudizio per il 35enne che ha optato per il procedimento con il rito ordinario. Nelle ore scorse, il Tribunale, al termine della Camera di consiglio, si è espresso per l’assoluzione “per insufficienza di prove”: in sostanza, i giudici non hanno riscontrato elementi solidi per decretare la responsabilità e di conseguenza la condanna dell’imputato.
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