Il gup del tribunale di Siracusa, ha condannato, al termine del processo con il rito abbreviato, a 14 anni di reclusione Antonino Sapia accusato di violenza sessuale ai danni di una giovane, all’epoca dei fatti minorenne.
Secondo quanto ricostruito dall’accusa, gli abusi si sarebbero consumati nell’appartamento della famiglia, in via Luigi Cassia, nella zona della Mazzarrona, a nord di Siracusa. Per i magistrati della Procura di Siracusa, il patrigno, difeso dall’avvocato Antonio Randazzo, dopo aver fatto assumere alla ragazza ” sostanze stupefacenti quali cannabinoidi e cocaina” l’avrebbe costretta “a subire e compiere con lui atti e rapporti sessuali”.
Ma l’incubo per la giovane durava da tempo, “da quando la ragazza aveva circa 12 anni fino alla data della denuncia, con frequenza di due-tre volte la settimana, introducendosi di notte nella sua stanza” ma, nella tesi degli inquirenti, le violenze sarebbero avvenute pure “nei pressi della scogliera quando si recava a fare pesca subacquea”.
La giovane, assistita dall’avvocato Loredana Battaglia, dopo quella spirale di violenza ha deciso di rivolgersi al centro antiviolenza Ipazia, costituitosi parte civile nel processo e rappresentato dall’avvocato Ester Malvagna.
Nell’inchiesta della Procura di Siracusa sono rimasti coinvolti anche la madre della vittima ed i genitori dell’uomo che il gup ha rinviato a giudizio e la prima udienza del processo che si celebrerà con il rito ordinario si celebrerà il 25 novembre del 2021.
A giudizio dei magistrati la madre non avrebbe impedito le violenze ai danni della propria figlia, avuta da una precedente relazione. Stesso comportamento omissivo è imputato anche ai genitori dell’uomo che, per gli inquirenti, pur vivendo nella stessa casa, non sarebbero intervenuti per difendere la ragazzina.
Il gup di Siracusa Salvatore Palmeri ha anche disposto per il patrigno l’interdizione perpetua da qualsiasi incarico nelle scuole o in altre strutture pubbliche frequentate da minori. Inoltre, per un anno avrà il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati da minori, il divieto ai lavori che prevedano un contatto abituale con i minori l’obbligo di tenere informati gli organi di polizia sulla propria residenza e sugli eventuali spostamenti. Infine, l’imputato è stato condannato al risarcimento dei danni in favore delle parte civili.
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