E’ stato assegnato a Fiammetta Borsellino, la figlia minore del magistrato ucciso da Cosa nostra, il premio “Custodi della Bellezza”. La consegna avverrà domani al Parco archeologico di Siracusa attraverso due momenti: alle alle 18,30 l’incontro con la città e con la stampa; alle 20,20 la consegna vera propria del premio nella cavea del Teatro greco. Il tutto nel rispetto delle norme antiCovid19. Giunto alla quinta edizione, il premio è organizzato all’assessorato alla Cultura di Siracusa, retto da Fabio Granata, con la collaborazione della Fondazione Inda, del Parco archeologico e dell’Associazione culturale Articolo 9, che lo ideò nel 2016 in accoppiata con il Festival del viaggio “Nostos”.
Il premio, ideato nel 2016, è intitolato a Khaled Al Asaad, l’archeologo siriano, soprintendente di Palmira, simbolo del sacrificio estremo per la difesa della Bellezza. Il riconoscimento viene attribuito ogni anno a un personaggio che si è particolarmente distinto nei valori della difesa della Bellezza. “Nel 2016 il Premio è stato assegnato al professor Moncef Ben Moussa, direttore del Bardo di Tunisi. Nel 2017 abbiamo onorato la memoria di un grande siciliano, Enzo Maiorca. Nel 2018 del premio è stato insignito l’archeologo Sebastiano Tusa. Nel 2019 Giordano Bruno Guerri, presidente del Vittoriale degli Italiani. Il premio viene assegnato per il 2020 a Fiammetta Borsellino, “la piccola della casa” come ama definirsi” spiega l’assessore alla Cultura di Siracusa, Fabio Granata.
“Fiammetta Borsellino ha sempre conservato, con l’amore – dice Granata – dei figli e la cura propria delle donne, l’orgogliosa consapevolezza della importanza fondamentale della ricerca della Verità senza la quale non può esistere Giustizia e soprattutto non può esser difesa la Bellezza inestinguibile dell’esempio di Paolo Borsellino. Fiammetta, che nel suo nome porta il simbolo di un ardore indomito, ha raccolto e rilanciato un lascito immenso, come in una bellissima foto che la ritrae sulle spalle del padre. Una giovane donna consapevole della forza di chi la reggeva e che ha voluto e saputo guardare avanti per non rendere vana quella eroica battaglia che aveva come fine ultimo la difesa della dignità, della Bellezza e della giustizia. Paolo Borsellino andò incontro consapevolmente alla morte e si sentì, in un certo senso, responsabile del ripristino e della difesa di quella bellezza che il sistema mafioso aveva
gravemente pregiudicato deturpando le nostre città e i nostri paesaggi sull’altare della speculazione e del dio denaro”