Il porto di Siracusa si incammina sempre di più verso una marginalità preoccupante, schiacciato, come è, dall’ingombrante peso dell’Autorità del Sistema portuale dei mare di Sicilia orientale (Adsp), che riunisce le rade di Catania, Augusta e Pozzallo.
Il turismo, da crociera e da diporto, che sarebbe la vocazione naturale della rada aretusea, sta velocemente procedendo a nord, verso Catania, ed a Sud, in direzione Pozzallo.
E di queste ore, l’incontro tra il presidente dell’Adsp, Francesco Di Sarcina ed il sindaco di Modica, Maria Monasteri, allo scopo di “di concordare una sinergia tra l’ente e l’amministrazione comunale con l’obiettivo di promuovere insieme strategie turistiche alla luce delle numerose attrazioni che offre la cittadina modicana, come altri centri del Ragusano”. Insomma, l’idea è semplice: fare arrivare le navi a Pozzallo e poi dirottare i crocieristi nei Comuni della provincia di Ragusa.
La soluzione, per far uscire uscire Siracusa da questa tenaglia, ci sarebbe: entrare nell’Adps, come nelle settimane scorse aveva suggerito la sezione Attività portuali della Confcommercio Siracusa.
Ma come fare? L’ex parlamentare regionale, Giovanni Cafeo, esponente di primo piano regionale della Lega, spiega quali sono i passi da compiere.
“Innanzitutto, è necessario – dice Cafeo a BlogSicilia – che il sindaco di Siracusa dia il suo assenso. Parte tutto da qui, intanto, poi servirà una convergenza politica capace di veicolare la proposta fino a Roma. Insomma, occorrerà una norma che disponga l’allargamento dell’Autorità portuale anche a Siracusa”.
No, questo è solo il primo passo. L’altro, non meno importante, è quello di garantire un rappresentante di Siracusa nella governance dell’Autorità del Sistema portuale dei mare di Sicilia orientale.
“L’ingresso di Siracusa avrà effetti non solo sul Porto Grande ma anche sulla rada di Santa Panagia, dove sono ormeggiate le navi utilizzate dalle imprese del Petrolchimico. Peraltro, gli incassi, derivanti dagli ormeggi, resterebbero qui, nel forziere dell’Autorità portuale, che li userebbe per investire nelle infrastrutture necessarie per migliorare e potenziare la rada. In questo modo, si avrebbero risorse economiche e capacità tecniche di progettazione”. Ma le dico un’altra cosa.
“E’ necessaria una progettazione, legata al futuro di uno singolo porto. Per capirci, Augusta avrà sempre di più una vocazione industriale e commerciale, prova ne è il trasferimento dei container da Catania, peraltro l’area portuale megarese sarà gestita da una società con una concessione di 25 anni. Di contro, Catania avrà un profilo più marcatamente legato ai servizi ed al turismo”.
Non c’è alcuna incompatibilità, anzi questo significherebbe aumentare l’offerta per la Sicilia. Quello che è importante è progettare su scale più vaste, non è, ormai, possibile curare dei piccoli orticelli. Per questo dico che non c’è alcun conflitto tra i due porti.