Per molti è il business del futuro: il Gnl. E’ un gas naturale liquefatto, usato per il rifornimento di veicoli industriali come gli autocarri per trasporto merci o autobus dotati di serbatoio criogenico.
E’ anche usato per il trasporto marittimo, in forma ancora limitata, ma gli investitori internazionali intravedono floridi orizzonti, specie nel settore crocieristico. Per Confindustria Siracusa, il porto di Augusta, potrebbe diventare strategico in questo segmento di mercato e per esserlo occorrerebbe realizzare un deposito di stoccaggio. Lo ha detto Domenico Tringali, vicepresidente di Confindustria Siracusa con delega all’economia del Mare, trasporti e logistica, intervenuto ieri al Consiglio Comunale di Augusta.
“Secondo la International Energy Outlook, il mercato del Gnl è in forte espansione – ha detto Tringali – e recenti studi di settore stimano per il 2040 che gli scambi a livello mondiale saranno circa tre volte superiori a quelli attuali. Quale migliore occasione della Istituzione della Zes (Zona economica speciale) per promuoverne la realizzazione nel Porto di Augusta?”
“Se il porto di Augusta- ha detto Tringali – saprà dotarsi di un deposito di Gnl che come noto a tutti è tra i combustibili fossili il meno inquinante potrà ottemperare alle direttive UE aggiungendosi ai porti di Livorno, Cagliari, Napoli, Ravenna e il nuovo deposito small scale nel Porto di Oristano e quello in corso di realizzazione di Olbia e Venezia. Solo la Sicilia non ha niente in progetto”
“Farlo consentirebbe di entrare a pieno titolo nel piano GAINN4MOS, il quale prevede una rete di stoccaggio, distribuzione e gestione di impianti Gnl per i Porti CORE TEN-T per rifornire Navi e Automezzi allo scopo di decarbonizzare il sistema trasporti che coinvolge Porti-Ferrovie – Interporti – Autostrade/Strade, peraltro di vitale importanza per l’economia di scala del comparto visto i costi ridotti”.
Non è certo la prima volta che nel Siracusano si discute di Gnl, nel 2012, infatti, dopo 7 anni di tira e molla con la Regione, la Ionio Gas, società composta da Erg e Shell, rinunciò alla costruzione di un rigassificatore che avrebbe portato investimenti per 800 milioni e lavoro a 400 persone. Una opportunità che avrebbe dato una grossa mano ad una zona industriale già allora in piena crisi e che adesso con la sforbiciata alla linea di produzione della Lukoil rischia un altro collasso.