Altro che addio al Petrolchimico di Priolo. L’Eni, con il direttore operativo Trasformazione industriale, Giuseppe Ricci, annuncia un piano di investimenti nella zona industriale del Siracusano per un importo di 900 milioni di euro.
Per farne cosa? Una bioraffineria, che è la spesa maggiore con 800 milioni, ed uno stabilimento per il riciclo della plastica, assorbendo, secondo quanto sostenuto dal manager a La Gazzetta del Sud, i 432 dipendenti dell’impianto di cracking della Versalis Priolo, che, sostanzialmente, dovranno formarsi per poter lavorare nel nuovo stabilimento. Quello esistente dovrebbe chiudere, come da programma nel 2025 ma secondo Ricci bisognerà anticipare i tempi per le esigenze di mercato.
Il manager del colosso italiano sostiene che la raffinazione europea è in crisi dal 2008, per cui i prodotti offerti da Versalis, destinati alle grandi aziende, non sarebbero più sostenibili, da qui l’esigenza di cambiare e contestualmente abbattere le emissioni di anidride carbonica, come accaduto in altri siti Eni, come Venezia e Gela, che hanno delle bioraffinerie. Secondo Ricci, questo carburante, da produrre a Priolo a partire dal 2027, potrebbe essere usato per gli aviogetti, i jet, insomma gli aeroplani con propulsore a getto.
Per lo stesso dirigente dell’Eni, la chiusura non avrà un effetto domino sul Petrolchimico, come, invece, sostengono i sindacati, che, per giorno 12, organizzeranno uno sciopero. Ci saranno solo le bandiere della Cgil e della Uil, la Cisl farà solo un sit-in davanti alla Prefettura. Andranno insieme, invece, lo stesso giorno a Ragusa contro la chiusura dell’impianto di polietilene che ha in pancia 132 dipendenti.
Su questo impianto, Eni non ha una visione lunga: “Abbiamo intenzione di mantenere un centro di eccellenza sulle tecnologie, qualche sperimentazione al servizio della parte bio” ha detto Ricci che conta di reinserire i lavoratori tra Gela e Priolo.