E’ passata in Parlamento la mozione sulla Transizione giusta presentata da 44 deputati nazionali che impegna il Governo nazionale a concedere aiuti alle aziende del Petrolchimico per la riconversione.
Le risorse comprendono “7,5 miliardi di euro dal quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e 10 miliardi di euro supplementari dallo strumento europeo per la ripresa” come emerge nel documento.
Si tratta, comunque, di un impegno, insomma nulla di vincolante ma il significato politico lanciato al Governo è abbastanza chiaro, soprattutto perché in questa mozione ci sono le firme di deputati di tutti i partiti dell’arco parlamentare.
Naturalmente, la più interessata è la pattuglia siracusana, tra cui Stefania Prestigiacomo (Forza Italia), Paolo Ficara e Filippo Scerra (M5S), messi sotto pressione da Confindustria, organizzatrice di diversi incontri per sensibilizzare gli esponenti politici sull’importanza del Petrolchimico, specie quello siracusano, locomotiva dell’economia locale e dell’isola.
La scelta del Governo di vietare a partire dal 2035 la vendita di veicoli alimentati con carburante e diesel ha di fatto chiuso la porta alla raffinazione del petrolio e così molti aziende, tra cui colossi come Lukoil, potrebbero lasciare i territori, tra cui la Sicilia, entro i prossimi 2 anni. La mozione ha l’obiettivo di far cambiare rotta al Governo Draghi, concedendo aiuti per consentire produzioni a bassissimo impatto ambientale.
Secondo il presidente di Confindustria Siracusa, Diego Bivona, lasciare la raffinazione senza avere un’alternativa pronta e concreta sarebbe una sorta di suicidio economico.
“Fino al 2050 avremo sempre bisogno del petrolio, per cui ci ritroveremmo ad importare prodotti petroliferi, tra cui benzina e gasolio dai paesi in cui non ci saranno restrizioni, tra cui Cina ed Africa. Useremo gli stessi prodotti e peggioreremo le condizioni ambientali” spiega a BlogSicilia il presidente di Confindustria Siracusa.
Le preoccupazioni di Confindustria le ha fatte proprie anche il sindacato. Cgil, Cisl e Uil ritengono che il crollo del Petrolchimico lascerebbe il territorio non solo senza economia ma anche senza lavoro.