Le Fiom Cgil Siracusa e Sicilia hanno proclamato lo stato di agitazione lanciando l’appello alla mobilitazione di tutti i lavoratori del Petrolchimico.
La crisi del Petrolchimico
La zona industriale rischia un crollo improvviso soprattutto legato alle conseguenze della guerra in Ucraina, in particolare con le sanzioni dell’Unione Europea alle importazioni del greggio proveniente dalla Russia.
Le sanzioni
Il cuore del Petrolchimico è rappresentato dalle raffinerie della russa Lukoil che tratta il prodotto proveniente dalla madrepatria. Vero è che le sanzioni scatteranno a partire dal gennaio del 2023 ma come ha detto il deputato regionale di Prima l’Italia, Cafeo, si potrà importare greggio sulla scorta di contratti di fornitura già stipulati e Lukoil non è ha.
Fiom contro il fossile
La Fiom però, rispetto alla deputazione siracusana, regionale e nazionale, ed agli altri sindacati, ha una posizione diversa sul Petrolchimico, bocciando in modo categorico la sua “impronta fossile”, il petrolio, insomma.
“Il Petrolchimico Siracusano ha le caratteristiche e le potenzialità, se abbandona la sua ideologica “impronta fossile”, per utilizzare le nuove opportunità rappresentate dall’idrogeno, e dalle rinnovabili in un mix energetico da utilizzare nel processo produttivo della raffinazione e della chimica come migliore opzione di decarbonizzazione” spiegano i segretari di Fiom Sicilia e Siracusa, Roberto Mastrosimone e Antonio Recano.
Petrolchimico pubblico
Secondo la Fiom, il Petrolchimico dovrebbe essere “in mani pubbliche”, insomma niente privati e massicci investimenti “per la riqualificazione delle produzioni, la riconversione delle aree dismesse, la riqualificazione e il potenziamento di Punta Cugno e Marina di Melilli, per realizzare una rete infrastrutturale che connetta ed integri un
moderno polo energetico, capace di produrre energia rinnovabile a basso costo, con il porto di Augusta”.
L’affondo al Governo
La Fiom chiede la mobilitazione dei lavoratori “per cambiare il paradigma industriale del Petrolchimico e proiettarlo verso un nuovo modello energetico ed economico capace di produrre sviluppo sostenibile a favore di tutto il territorio. Per Mastrosimone e Recano “la migliore risposta al silenzio del Governo è assumere la responsabilità di partecipare, il percorso è chiaro, occorre costruire un fronte comune capace di imporre il cambiamento, vincendo la sfiducia e la rassegnazione e dimostrando che il territorio ha la capacità e la forza di rendere possibile ciò che sembra impossibile, raggiungere l’obiettivo di non perdere un solo posto di lavoro e creare nuovo sviluppo”.
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