Tra le ipotesi di quell’attacco, a colpi di mitra, da presunti militari libici contro il peschereccio Orizzonte, rientrato al porto di Siracusa nella notte di mercoledì, c’è un atto di pirateria.

L’inchiesta della Procura

E’ una tesi che sarebbe al vaglio dei magistrati della Procura di Siracusa che hanno aperto una inchiesta sulla vicenda della barca siracusana sulla scorta della testimonianza dei 5 componenti dell’equipaggio, tra cui un egiziano, fermato dalla polizia perché destinatario di un provvedimento di espulsione dall’Italia.

Le presunte richieste di soldi dei libici

Secondo alcune fonti, quei libici potrebbero avere agito per recuperare soldi o merce facilmente ricettabile. In effetti, da quanto filtra in ambienti legati al peschereccio, i nordafricani, di cui, però, non è stato indicato il numero, quando sono saliti a bordo dell’Orizzonte avrebbero chiesto dei soldi ad uno avrebbero anche sottratto una collanina d’oro.

Le relazioni con la Libia

Elementi che sono al vaglio degli inquirenti, al lavoro su un caso molto complicato anche per via delle relazioni internazionali con la Libia, la cui Guardia costiera è istruita dalle autorità italiane che forniscono loro anche i mezzi. L’altro nodo riguarda gli spari, la raffica di mitra contro la cabina, che ha spaventato molto l’equipaggio, al punto che, come raccontato dall’armatore in quelle ore concitate, il comandante avrebbe avvertito un mancamento.

I rilievi della Scientifica

La barca, che è disposizione della magistratura di Siracusa, guidata dal Procuratore, Sabrina Gambino, sarebbe stata sottoposta ad un primo controllo da parte degli agenti della Polizia scientifica, i cui rilievi saranno determinanti per comprendere la dinamica dell’aggressione.

Per l’armatore, comunque, i danni sono ingenti, perché questa disavventura è costata parecchio, sia per la perdita di alcune attrezzature che hanno un valore commerciale notevole, senza contare il pescato. C’è da rimboccarsi le maniche anche se esiste una legge che consentirebbe dei ristori.