“La pedofilia e la pedopornografia sono un crimine? Abbiamo tante volte, in questi 25 anni di attività, posto questa domanda e ad oggi, nel 2017, nonostante gli sforzi legislativi di tanti Paesi al mondo, non tutti considerano tale attività a danno sui bambini un crimine”.
Lo scrive don Fortunato Di Noto, presidente e fondatore di Meter, in una lettera aperta a margine del Congresso, in corso alla Gregoriana, sulla protezione dei minori nel mondo digitale.
Don Di Noto, citato dal Sir, ricorda i “milioni e milioni di immagini, passate e di recente realizzazione, milioni di video” diffusi in rete sottolineando che “la cosa più drammatica e agghiacciante sono le decine di milioni di bambini vittime di violenza perpetrata da adulti, esposti nelle vetrine del web come merce da scambio”.
“Fiumi di mercato – aggiunge – dove lo scambio, che non è solo free (libero), è diventato un florido business per i nuovi trafficanti digitali di persone umane, di piccoli innocenti”. Ribadendo che “pedofilia e pedopornografia sono un crimine contro l’umanità”, il sacerdote denuncia che “la connivenza è di tanti, di troppi”.
“Molti Paesi non criminalizzano la pedopornografia“, anzi “sono conniventi, distratti e incapaci di dare risposte a questo tragico dramma”.
I dati parlano chiaro: “35 Paesi non dispongono ancora di una legislazione che si occupa specificamente della pornografia infantile. Dei 79 Paesi che dispongono di una legislazione in vigore, 60 di loro non definiscono specificamente la pornografia infantile; 26 non si occupano di reati informatici; 50 non criminalizzano il possesso senza riguardo all’intenzione di distribuire; e 79 hanno la legislazione sulla conservazione dei dati per garantire l’accesso da parte delle forze dell’ordine ai dati degli utenti necessari per indagare e perseguire l’attività criminale online”. “Da qui – osserva – la grande responsabilità dei colossi del web”.
Per Meter è necessaria “un’attenzione internazionale che dovrebbe permettere un’azione più incisiva nella repressione, nell’individuazione dei soggetti criminali che producono, distribuiscono e detengono materiale pedofilo”. Altrimenti, bisogna “dichiarare ai bambini che le loro tragiche e fragili storie di abuso e sofferenza non interessa a nessuno”.
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