condannato in via definitiva

Uccise la madre dandole fuoco, 30 anni per il figlio, in carcere

Gli agenti della Squadra mobile di Siracusa hanno arrestato Bruno Gentile, 53 anni, molisano, condannato in via definitiva a 29 anni, 5 mesi e 19 giorni, per l’omicidio della madre avvenuto il 18 novembre del 2004. Il delitto si consumò a Tavenna, in Molise, ed a perdere la vita fu Anna D’Ortona, 72 anni, il cui corpo venne trovato bruciato nella sua abitazione, nel centro storico del paese.

L’autopsia del medico legale

Secondo quanto emerso dall’autopsia del medico legale, le cause del decesso erano legate alle ustioni riportate dall’anziana, diffuse sulla parte superiore del corpo. I primi sospetti si posarono subito sul figlio, che viveva con la donna, e con diversi precedenti penali, tra cui furto e rapina.

Le liti con la madre e l’omicidio

Dalle indagini condotte dalla Procura molisana, dopo essere uscito dal carcere, Bruno Gentile sarebbe tornato a vivere con la madre ma sarebbero sorte delle liti, per via delle richieste incessanti di denaro da parte dell’imputato che decise, stando a quanto indicato dalla pubblica accusa, di cospargere di benzina la madre per bruciarla viva. Un epilogo di cui i carabinieri del Ris furono certi avendo trovato gli abiti della donna, o meglio quel che restavano di essi, intrisi di carburante.

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La fuga dell’uomo

Il figlio, dopo l’omicidio, sarebbe scappato ma venne rintracciato qualche giorno dopo a Vasto. Per l’accusa stava per scappare all’estero, con destinazione la Svizzera, provando, così, a sottrarsi alle forze dell’ordine. Ne è poi scaturito un procedimento giudiziario, nel corso del quale la difesa avrebbe puntato sul suicidio della donna, chiedendo, per questo motivo, l’assoluzione dell’imputato.

La tesi della difesa

Una tesi che non ha convinto né la Procura né i giudici: in primo grado il 51enne rimediò una condanna a 24 anni di carcere ma la Corte di Appello dell’Aquila ha aumentato la pena, che, nei giorni scorsi, è diventata definitiva.

Condotto in carcere

L’uomo si trovava in una Comunità terapeutica assistita nel Siracusano, per cui l’ordine di carcerazione, emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello dell’Aquila, è stato inoltrato alla polizia di Siracusa che ha accompagnato l’uomo in carcere dove sconterà la sua pena.

 

 

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