il processo in corte di appello

Omicidio a Lentini, “avevo paura di Milone, costretto a seguirlo”

Ha voluto rilasciare delle dichiarazioni ai giudici della Corte d’Appello Antony Shasa Bosco, 30 anni, sotto processo, insieme a Antonio Milone, 38 anni, per l’omicidio  di Sebastiano Greco, ammazzato a colpi di pistola nell’ottobre del 2020 a Lentini a due passi da un panificio.

Le condanne in primo grado

Il primo è stato condannato in primo grado a 25 anni, il secondo all’ergastolo: pene che il pm, nel corso della requisitoria, ha chiesto di confermare.

“Avevo paura di Milone”

Il trentenne, difeso dagli avvocati Junio Celesti e Titta Rizza, ha sostanzialmente spiegato di aver accompagnato Milone sul luogo del delitto perché aveva paura di lui, temendo per la propria incolumità e per quella della sua famiglia.

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In un’udienza,  nel processo di primo grado, a Siracusa, aveva testimoniato la moglie di Bosco, raccontando quanto accaduto nelle prime ore del mattino del giorno dell’agguato, in particolare Milone si sarebbe recato nell’abitazione della coppia, bussando alla porta con molta violenza: marito e moglie si sarebbero spaventati

La confessione di Milone

Sul movente di quella spedizione punitiva, una spiegazione l’ha fornita proprio chi è accusato di aver premuto il grilletto: Antonino Milone, nel corso di 2 interrogatori, avrebbe spiegato che, nei mesi precedenti al delitto, Greco, ex gestore di un distributore di benzina, avrebbe venduto una partita di cocaina, consegnata alla compagna di Milone, poi, però, posta sotto sequestro. Al tempo stesso, la difesa sostiene che, sebbene armato, il 37enne avrebbe voluto solo dare un avvertimento alla vittima, senza volerla ammazzare. Nella prossima udienza, sono previste le dichiarazioni spontanee di Milone.

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La condanna dell’armiere

Precedentemente, nel processo con il rito abbreviato, il gup del Tribunale di Siracusa ha condannato a 4 anni ed 8 mesi di reclusione Alfio Caramella, 48 anni, lentinese, accusato di detenzione e porto illegale di arma da fuoco, indicato come l’armiere dei due imputati.

La testimonianza di un medico

Nel corso del processo, è stato anche sentito un medico del Pronto soccorso di Catania, che, quel giorno, prestò le cure ad un uomo, a cui, secondo gli inquirenti, avrebbe sparato Milone. In sostanza, dopo l’agguato a Greco, il 37enne, dopo essersi separato da Bosco, avrebbe provato a dileguarsi, chiedendo un passaggio ad un automobilista.

Sparati 5 colpi

A lui, avrebbe chiesto un passaggio per recarsi in ospedale ma quando gli avrebbe indicato un’altra direzione l’automobilista gli avrebbe detto di scendere dal mezzo. Da lì a poco, Milone avrebbe esploso 5 colpi d’arma da fuoco, ferendo alle gambe la vittima.

 

 

 

 

 

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