Colpo di scena al processo che si sta celebrando al tribunale di Siracusa per la morte di Licia Gioia, il maresciallo dei carabinieri trovato senza vita la notte del 28 febbraio del 2017, per cui imputato per omicidio il marito, Francesco Ferrari, 46 anni, agente della Questura di Siracusa.
Il pm della Procura di Siracusa, Gaetano Bono, al termine della sua requisitoria, ha chiesto l’assoluzione per l’imputato. Una mossa che ha sorpreso la famiglia della vittima, costituitasi parte civile e difesa dall’avvocato Aldo Ganci. E pensare che la magistratura ha sostenuto con forza durante tutto il processo con il rito abbreviato la tesi dell’assassinio della donna, avvenuto, secondo la tesi degli inquirenti e dei parenti della vittima, al culmine di una lite scoppiata tra i due coniugi nella loro villa, in contrada Isola, alla periferia sud di Siracusa. Licia Gioia, come accertato dal medico legale, è deceduta per un colpo di pistola calibro 9 che le ha perforato la testa ma nel corso dei rilievi è emerso un altro colpo d’arma da fuoco.
Ma per i periti del gup del tribunale, Salvatore Palmeri, la tesi del suicidio è la più plausibile come sostenuta dalla difesa dell’imputato, rappresentante dall’avvocato Stefano Rametta. I consulenti, in una delle ultime udienze, hanno compiuto nell’aula del secondo piano del palazzo di giustizia di Siracusa una simulazione di quei minuti drammatici costati la vita alla donna, che si era sposata con l’agente di polizia da qualche mese.
Il gup del tribunale di Siracusa, Salvatore Palmeri, si è ritirato in Camera di Consiglio per la sentenza. La famiglia della donna, dopo la richiesta del pm, è uscita dall’aula, al secondo piano del palazzo di giustizia, visibilmente scossa e sorpresa.
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