Ha negato il suo coinvolgimento nella morte di Angelo De Simone, Giancarlo De Benedictis, accusato dalla Procura di Siracusa di aver ucciso la vittima, trovata impiccata nella sua abitazione il 16 novembre del 2016.
Accuse di omicidio respinte
Davanti al gup del Tribunale di Siracusa, durante l’udienza preliminare, De Benedictis, difeso dall’avvocato Sebastiano Troia, ha negato che ci sarebbero stati degli screzi tra lui e De Simone in merito ad una donna. Per il pm Gaetano Bono, che spinge per il rinvio a giudizio, De Simone avrebbe pagato con la vita una relazione clandestina con l’allora compagna dell’indagato.
No tresca tra vittima e compagna di De Benedictis
Nella sua versione, De Benedictis ha affermato che non c’erano motivi di gelosia, in quanto è vero che la donna, in passato, aveva avuto una relazione con De Simone ma il legame con la compagna era solido e non vi sarebbe stata alcuna tresca tra lei e la vittima. Secondo quanto fatto sapere dalla difesa dell’indagato, questa presunta relazione clandestina sarebbe solo un pettegolezzo senza alcun fondamento.
“Non mi fidavo di Cavarra”
Nell’inchiesta della Procura di Siracusa emerge il coinvolgimento di Luigi Cavarra, ex componente del clan Bottaro-Attanasio, morto negli anni scorsi, poco dopo essere diventato un collaboratore di giustizia.
Gli inquirenti ritengono che Cavarra e De Benedictis dopo aver ucciso De Simone abbiano inscenato un suicidio del ragazzo, 27 anni, trovato con una cinghia al collo. L’indagato, in merito a questa vicenda, ha spiegato, nel corso della sua deposizione, che non nutriva alcuna fiducia, già a quel tempo, di Luigi Cavarra, poiché riteneva che passasse informazioni alle forze dell’ordine.
Al vertice del gruppo Bronx
De Benedictis è finito nel 2018 nell’operazione antidroga, denominata Bronx, condotta dai carabinieri e dai magistrati della Procura distrettuale antimafia. E’ stato condannato in Appello a 19 anni e 4 mesi di reclusione ed è indicato dalla Dda di Catania come uno dei capi del cosiddetto gruppo Bronx, monco, ormai, di Francesco Capodieci, il leader storico della gang, diventato anche lui un collaboratore di giustizia.
Scintille tra pm e difesa
Al termine dell’interrogatorio, nel corso del quale non sono mancate le scintille in aula tra il pm della Procura, Gaetano Bono, e l’avvocato Sebastiano Troia, il gup ha rinviato l’udienza all’11 luglio. Si è preso tempo per leggere la trascrizione della deposizione di De Benedictis, a quel punto deciderà se disporre o meno il rinvio a giudizio.
Nella stanza del gup, al secondo piano del palazzo di giustizia, c’era anche l’avvocato David Buscemi, avvocato della madre di Angelo De Simone: le indagini difensive hanno convinto la Procura a riaprire il caso dopo ben due richieste di archiviazione.
Commenta con Facebook