Sono già 8 i morti sul lavoro in Sicilia: l’ultimo in ordine di tempo è Luca Di Noto, 31 anni, di Floridia, rimasto schiacciato da un pesantissimo pannello nel suo primo giorno di lavoro in un’azienda metalmeccanica in contrada Targia, a Siracusa. La Fiom Cgil Siracusa ritiene che servono provvedimenti drastici per limitare le morti bianche, tra cui usare il pugno duro contro le aziende.
“È necessario investire di più in formazione e addestramento, attività che, a dispetto – dice il segretario della Fiom Cgil Siracusa – di quanto spesso accade nelle aziende dell’indotto a Priolo, devono essere effettivamente e seriamente svolte, utilizzando anche soggetti terzi per la verifica e la certificazione. Così come occorre sanzionare più severamente le aziende che non sono in regola con gli standard di sicurezza o ricorrono ad appaltatori che violano questi standard”.
“Occorre agire concretamente per non far cadere nell’oblio della rappresentazione numerica queste vite, nel nostro paese nei primi mesi del 2023 sono già 8 i lavoratori che non hanno fatto ritorno a casa, Nunzio, Michele, Salvatore, Giuseppe, Tounami, Nunzio, Mohamed, Luca, tutti morti di lavoro, uccisi dalla carenza di sicurezza nelle aziende siciliane in una regione dove i controlli sono insufficienti e il profitto è l’unica legge che i datori di lavoro rispettano” continua il segretario della Fiom Cgil Siracusa.
Secondo i dati forniti dalla Fiom Cgil, sulla piattaforma INFOR.MO viene rilevato che nel 2022 il rischio di un evento mortale su un campione di 100 mila occupati si attesta al 10% per i lavoratori precari al 5,7% per lavoratori autonomi ma scende al 3,3% tra i lavoratori stabili quelli a tempo indeterminato, con un’incidenza generale
quattro volte superiore tra gli over 65. Ma oggi è il profitto a dettare i tempi di lavoro e questo succede anche perché ci sono pochi controlli e soprattutto pochi controllori.