Irene Tilotta avrebbe 26 anni e tutta una vita davanti ma 4 anni fa un cancro se l’è portata via, insieme ai suoi progetti ed a quelli della sua famiglia. Una drammatica vicenda, quella della giovane siracusana, il cui male, in un primo momento, fu scambiato a Siracusa per una broncopolmonite, come denunciato dal padre e dalla madre, ma la vita della figlia si spezzò in una struttura ospedaliera di Pavia dove la giovane venne ricoverata sei mesi prima per essere sottoposta ad un trattamento farmacologico. Una cura che, dal racconto dei genitori, avrebbe debilitato Irene, ma il padre, Alberto, in quelle settimane difficili, si era rivolto ad alcuni specialisti, tra cui il professor Filippo De Marinis dell’Istituto europeo oncologico di Milano che, per la figlia, aveva suggerito una cura alternativa, prima somministrata e poi sospesa dai medici di Pavia, secondo quanto svelato dai parenti della ragazza.
A distanza di 4 anni, la sete di giustizia è ancora forte e perché la vicenda non finisca sotto la coltre dell’oblio Alberto Tilotta ha deciso di far affiggere alcuni poster in varie zone di Siracusa.
“Sono passati 4 anni ma è come se fosse passato un solo secondo. Ho deciso – scrive Alberto Tilotta a BlogSicilia – di far svegliare la città di Siracusa perché la vicenda di Irene non rimanga nel dimenticatoio ma intendo puree rompere il silenzio assordante che avvolge le vittime del cancro. Da 4 anni chiedo giustizia per mia figlia strappatami da un cancro ai polmoni aggressivo che non le ha dato nessuna speranza. Ma la sete di giustizia è rivolta anche a tutte le vittime del cancro e per chi in questo momento sta lottando contro questo enorme mostro da un letto d’ospedale. Ed è proprio a loro che va il mio pensiero in questo momento così difficile che stiamo vivendo a causa del Covid19. Malati immunodepressi che sono appesi ad un filo: quello della speranza affinché tutto andrà bene. Continuerà a dare voce a mia figlia con tutte le mie forze: Irene mi manchi”.
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