Uno degli esponenti di spicco della cellula del clan Nardo tra Melilli e Villasmundo sarebbe Antonino Montagno Bozzone, 34 anni, che, nonostante la detenzione in carcere, sarebbe riuscito, al telefono o con i colloqui nel penitenziario, a gestire i traffici del gruppo. E’ quanto i carabinieri del Nucleo investigativo di Siracusa hanno scoperto nel corso dell’inchiesta Asmundo, culminata venerdì scorso con 12 arresti per mafia, estorsioni, droga e voto di scambio. Nell’indagine, è finito anche l’ex sindaco di Melilli, Pippo Sorbello, che avrebbe pagato la cosca per vincere le elezioni amministrative del 2022, senza, però, riuscirci.
La gestione dal carcere
Il suo referente principale sarebbe stato il padre, Nunzio Giuseppe Montagno Bozzone, 58 anni, arrestato dai militari, che lo avrebbe tenuto informato sugli affari, in particolare droga ed estorsioni ma dalle conversazioni intercettate dai carabinieri emerge una interlocuzione tra il detenuto ed Andrea Mendola, 39 anni, anche lui, coinvolto nell’inchiesta dei militari.
Le intercettazioni
A quest’ultimo, Antonino Montagno Bozzone avrebbe dato ordini ben precisi sulla gestione del commercio degli stupefacenti, anzi lo avrebbe, in una occasione, minacciato di ritorsioni se non avesse provveduto ad incassare il denaro, provento dell’attività illecita.
“A posto, allora ti dico una cosa sola.. entro oggi… entro oggi o procurati tutti i soldi che ti devono dare le persone… tutti fino all’ultimo centesimo… ci spari, li ammazzi non mi interessa, dopodomani sei rovinato… ti sto dando due giorni di tempo… ti sto giurando dentro la tomba di mia zia, tu entro due giorni te ne devi andare anche da casa perché ti levo anche la casa, vammi a cercare tutti i soldi dei cristiani”.
Lo scontro per una donna
Mettendo sotto intercettazione gli indagati, i carabinieri avrebbero scoperto un accordo raggiunto da Antonino Montagno Bozzone, che, al padre, avrebbe riferito di aver parlato con Danilo Greco, siracusano, indicato dai magistrati della Procura distrettuale antimafia di Catania come un esponente di spicco della mafia nel capoluogo, a proposito del pestaggio subito da un parente dei Montagno Bozzone.
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, quest’ultimo si sarebbe invaghito di una donna, non identificata dagli inquirenti, scatenando la reazione di un uomo, presumibilmente il fidanzato o comunque vicino alla stessa donna che, per vendetta, avrebbe picchiato Montagno Bozzone.
L’aggressore, avendo saputo della pericolosità di quella famiglia si sarebbe rivolto, per cercare protezione, a Danilo Greco che, poi, ne avrebbe discusso con Antonino Montagno Bozzone. Ne sarebbe scaturito un accordo: l’aggressore avrebbe dovuto lasciare Villasmundo per poi consegnarsi ai Montagno Bozzone perché potessero pareggiare i conti , in cambio quella donna sarebbe stata lasciata in pace.
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