Ha chiesto ed ottenuto di essere giudicato con il rito abbreviato il boss Antonino Aparo, indicato dalla Dda di Catania come il capo della cosca omonima che opera tra Floridia e Solarino, legata da una alleanza storica con i Santapaola di Catania.
L’indagato era finito insieme ad altre 25 persone nell’operazione San Paolo, accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e usura, tentata estorsione ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria, aggravati dalla finalità di agevolare il clan Aparo nel territorio di Floridia e Solarino. L’operazione fu portata a termine nel luglio dello scorso anno ma altre due persone furono catturate nelle settimane successive, al rientro da Malta.
Nel periodo in cui furono condotte le indagini, Aparo si trovava in carcere, a Milano, per cui, secondo i carabinieri, sarebbe stato Massimo Calafiore il reggente della cosca, che, attraverso le lettere, avrebbe preso ordini dal boss Antonino Aparo. Anche il braccio destro del boss, sarà processato con il rito abbreviato così come un’altra figura ritenuta apicale dai magistrati della Procura distrettuale antimafia, Giuseppe Calafiore. Per quanto riguarda gli altri indagati, molti di loro hanno patteggiato, altri, invece, hanno scelto di essere giudicati con il rito ordinario.
L’indagine ha avuto origine dopo alcuni incendi avvenuti nel comune di Floridia ai danni delle attività commerciali, tutti accomunati dallo stesso modus operandi. I roghi venivano appiccati agli esercenti che erano caduti nella rete dell’usura: alle vittime era applicati tassi di interesse mensili del 20 per cento, 240% annui.
I soldi dell’usura sarebbero stati investiti per l’acquisto di partite di droga, fornite dai fornite dai catanesi legati, secondo la Dda di Catania, al clan etneo dei Santapaola Ercolano, gruppo di Nicolosi-Mascalucia.