Il gup del Tribunale di Catania ha emesso 13 condanne al termine del processo per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga scaturito dall’operazione Santa Panagia della Squadra mobile di Siracusa culminata nel luglio dello scorso anno con l’emissione di 16 misure cautelari.
Le condanne
14 anni per Agostino Urso, difeso dall’avvocato Junio Celesti, a fronte di una richiesta di 20 anni, ed indicato come il gestore di questa organizzazione; 8 anni per Pasqualino Urso; 7 anni e 4 mesi per Manuel Pisano e Carmela Falco; 5 anni e 4 mesi per Salvatrice Aglianò; 7 anni e 4 mesi per Shaila Tringali; 10 anni e 4 mesi per Marco Campisi; 5 anni e 4 mesi per Concetto Urso; un anno ed 8 mesi per Giuseppe Bronte; 2 anni e 6 mesi per Calogero Benigno ed assolto per un capo di imputazione; un anno e 4 mesi per Vincenzo Davì; 3 anni e 4 mesi per Emanuele Riani, collaboratore di giustizia; 4 anni e 4 mesi per Michael Berardi; 2 anni e sei mesi per Alfredo Caruso
Lo spaccio in viale Santa Panagia
Dalle indagine, sarebbe emersa una fiorente e redditizia piazza di spaccio ubicata in viale Santa Panagia, che, secondo la polizia è “collegata ad una vera e propria associazione per delinquere dedita al narcotraffico e alla cessione di sostanze stupefacenti”
Turni notturni per i pusher
Nella tesi degli inquirenti, il gruppo si sarebbe servito di pusher che ruotavano anche con turni notturni, “per garantire agli assuntori la possibilità di acquistare lo stupefacente i qualunque momento della giornata, e la cui base logistica ed operativa veniva individuati all’interno dell’abitazione di uno dei principali indagati”.
I sequestri ed il volume di affari
Nel corso dell’indagine, furono sequestrati oltre 3 kg di cocaina e più di 28 kg di hashish, insieme a varie quantità di marijuana, pari ad un mancato guadagno per il sodalizio criminale di oltre 1 milione di euro.
Il prelievo di droga dai depositi
Ai vari “corrieri cittadini” sarebbe stato affidato, poi, il compito di trasportare la sostanza stupefacente dai prefissati luoghi di custodia, individuati all’interno della città di Siracusa, alla base operativa dell’associazione.
Asse con Reggio Calabria e Salerno
Per i magistrati della Dda di Catania, il canale di rifornimento della cocaina era l’hinterland della provincia di Reggio Calabria; inoltre, sarebbe emerso il coinvolgimento di fornitori di hashish sia del capoluogo palermitano che originari della città di Siracusa.
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