- Le dichiarazioni di un pentito al processo Tonnara su mafia e droga
- Il collaboratore di giustizia ha ricostruito le gerarchie del gruppo
- Sotto processo ci sono 12 imputati
Le dichiarazioni del pentito Francesco “Cesco” Capodieci, ex boss del gruppo del Bronx, ha appesantito la posizione degli imputati del processo per mafia e droga, denominato Tonnara, che si sta celebrando in Corte d’Assise, al palazzo di giustizia di Siracusa.
Alla sbarra, ci sono 12 persone, accusate dai magistrati della Procura distrettuale antimafia di Catania, di far parte della banda Tonnara, dal nome della zona di un complesso di palazzine dove sarebbe stato organizzato un vorticoso traffico di droga.
I vertici del gruppo
Capodieci, nel corso della sua testimonianza, ha indicato in Danilo Briante ed Antonio Rizza come i capi di questo gruppo ma si è anche soffermato sulla posizione di Gaetano Maieli, “la mente fine del gruppo”.
Droga confezionata in pasticceria
Secondo quanto sostenuto dal collaboratore di giustizia, parte della droga nella disponibilità della banda sarebbe arrivata nella pasticceria in cui lavorava Maieli ed il confezionamento delle partite sarebbe avvenuto in particolare la domenica. Lo stesso pentito, però, ha precisato che i proprietari dell’attività commerciale non hanno avuto alcun ruolo in questa storia.
La difesa di Maieli
Di contro, la difesa di Maieli ha presentato una richiesta al Tribunale di Siracusa per sentire altri testimoni allo scopo di confutare la ricostruzione fornita da Capodieci. Una proposta contestata dalla pubblica accusa ma nella prossima udienza i giudici scioglieranno la riserva. Inoltre, la difesa ha chiesto di mettere sul piatto le dichiarazioni rese da altri pentiti per verificare l’attendibilità dell’ex boss del Bronx, il quale ha anche detto di aver fatto affari con il gruppo della Tonnara.
Gli imputati
Sotto processo sono ci sono Antonio Rizza, Danilo Briante, Alessandro Abela, Vincenzo Buccheri, Dario Caldarella, Raffaele Ballocco, Marco Maieli, Giuseppina Riani, Gaetano Maieli, Ivan Rossitto, Massimo Salemi, e Graziano Pasquale Urso (difesi dagli avvocati Licinio La Terra Albanelli, Junio Celesti, Giorgio D’Angelo, Sebastiano D’Angelo, Puccio Forestiere, Natale Vaccarisi, Francesco Villardita).
I turni di lavoro
Rizza e Briante sono indicati dai magistrati della Procura distrettuale antimafia di Catania, come le figure apicali di questo sodalizio che operava tra via Aldo Carratore e viale Santa Panagia. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i due avrebbero dati ordini sulle dosi giornaliere da consegnare agli spacciatori “organizzati in veri e propri “turni di lavoro”, in modo tale da garantire le cessioni di stupefacente senza soluzione di continuità durante l’arco dell’intera giornata”.
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