I giudici della Corte di Assise di Siracusa hanno emesso 18 sentenze di condanna e 3 assoluzioni al termine del processo denominato Aretusa per mafia, droga ed estorsione.
Si tratta dell’inchiesta, coordinata dai magistrati della Procura distrettuale antimafia di Catania, che ha avuto inizio tra il 2014 ed il 2015, periodo in cui gli inquirenti avrebbero avuto contezza di una nuova geografia del traffico di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina ed hashish. Secondo la tesi dell’accusa, nel capoluogo si sarebbero formati tre gruppi che si sarebbero spartiti il territorio: il primo avrebbe avuto come quartier generale via Bartolemeo Cannizzo, sotto il controllo di Gianfranco Urso, il secondo avrebbe operato alla Borgata, ed a capo ci sarebbe stato Luigi Cavarra, deceduto nel 2018 dopo essersi pentito, l’ultimo, invece, avrebbe messo radici Cassibile ed a guidarlo sarebbe stato Francesco Satorino che un anno fa è diventato collaboratore di giustizia.
Queste le sentenze emesse dalla Corte di Assise: 21 anni di reclusione per Gianfranco Urso; 16 anni per Luigi Urso; 2 anni e 6 mesi per Andrea Abdoush,; 14 anni per Salvatore Catania; 3 anni e 6 mesi per Agostino Urso, 4 anni Gianfranco Bottaro; 3 anni e 6 mesi per Daniele Romeo; 20 anni anni per Lorenzo Vasile; nove anni per Franco Satornino; 11 anni per Massimiliano Midolo; 7 anni e 2 mesi per Maria Christian Terranova; 7 anni e 2 mesi di reclusione per Lorenzo Giarratana; assolto Francesco Fontana; 2 anni e 4 mesi per Massimiliano Romano; due anni e 3 mesi per Sebastiano Recupero; un anno per Angelica Midolo; 3 anni per Salvatore Quattrocchi; assolto Umberto Montoneri; assolto Concetto Anthony Magnano; 3 anni per Salvatore Silone; 18 anni per Francesco Calì.
La figura chiave di questo processo è certamente Gianfranco Urso, 49 anni, figlio di Agostino Urso, detto “u prufissuri”, storico boss della cosca mafiosa “Urso-Bottaro”, ammazzato il 29 giugno del 1992 al Lido Sayonara, a Fontane Bianche nell’ambito della guerra di mafia tra le cosche siracusane. Nel corso di una udienza, l’imputato ha rilasciato dichiarazioni spontanee, rigettando la tesi della Dda di essere a capo di una di queste cellule ma soprattutto ha sostenuto di non aver voluto mai raccogliere il “testimone” lasciato dal padre dopo la sua morte, anzi, nella sua deposizione, lo stesso Urso ha detto che quella cosca non c’è più. Il collegio difensivo degli imputati è costituito dagli avvocati Giorgio D’Angelo, Carlo Aloschi, Bruno e Antonino Leone, Maria Carmela Barbera, Sebastiano Troia, Giambattista Rizza, Junio Celesti, Matilde Lipari, Antonio Lo Iacono, Natale Perez.
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