Nell’indagine dei carabinieri e dei magistrati della Procura distrettuale antimafia sulla mafia del caro estinto tra Sortino e Siracusa, culminato nei giorni scorsi con sei arresti, ci sono due insospettabili. Sono un prete ed un agente della Polizia municipale, entrambi non indagati, ma tirati in ballo dall’imprenditore delle pompe funebri di Siracusa che, nella tesi della Dda, avrebbe ricevuto minacce ed intimidazioni per convincerlo a rinunciare alla sua agenzia a Sortino dove operava quella di uno degli arrestati, Antonino Inturrisi.

L’incontro con il prete

Secondo quanto riferito dalla vittima, il 25 giugno del 2020 avrebbe incontrato un prelato in un negozio, a Sortino, ed in quello stesso locale, in merito all’apertura dell’agenzia funebre nel centro montano del Siracusano, il sacerdote si sarebbe espresso così: “Ah, bene, bene, speriamo tutto bene”.

“Perché il passato non lo conosci?”

L’imprenditore, commentando quella frase, avrebbe detto: “Siamo tutti nelle mani del Signore” e la risposta del prete sarebbe stata: “Ma quali mani del Signore, tu sei dall’altra parte”.

Ed alla richiesta di chiarimento della vittima, il sacerdote, stando alla ricostruzione dell’accusa, avrebbe  detto: “Perché il passato non lo conosci?”

Nella stessa giornata, secondo quanto riferito dalla vittima agli inquirenti, l’imprenditore si sarebbe imbattuto in un agente della Polizia municipale che gli avrebbe chiesto se fosse in possesso di un’autorizzazione ma ha assicurato di essere certo che il riferimento del vigile urbano non fosse alla concessione amministrativa.

Interrogatorio del sacerdote

Il prete è stato sentito nel corso delle indagini dai carabinieri a cui avrebbe escluso di essersi espresso nei termini indicati dall’imprenditore ma in merito alla frase “Perché il passato non lo conosci?” avrebbe precisato che l’avrebbe pronunciata in quanto, negli anni precedenti, un’agenzia di pompe funebri fu bersagliata da minacce ed intimidazioni e poi costretta a chiudere.

L’agente di polizia municipale e l’intercettazione

Pure l’agente di Polizia municipale è stato ascoltato dagli inquirenti, negando di aver chiesto alla vittima se fosse in possesso di un’autorizzazione ed assicurando di non aver mai fatto accertamenti sul conto dell’imprenditore siracusano.

La raccolta delle informazioni sulla vittima

Una circostanza, quest’ultima, su cui i magistrati della Dda di Catania ed i carabinieri di Siracusa nutrono molti dubbi per via di una conversazione tra il vigile urbano ed uno degli indagati, intercettata dagli investigatori. In questo dialogo, risalente all’8 settembre del 2020, l’agente avrebbe svelato dell’acquisto di un immobile a Sortino da parte della vittima, avvenuto un paio di mesi prima. Un fatto che, secondo gli inquirenti, proverebbe una raccolta di informazioni del gruppo sul conto dell’imprenditore siracusano.

Gli interrogatori di garanzia

Ieri, si sono svolti gli interrogatori di garanzia degli indagati ma a parlare sono stati in due: Innocenzo Pandolfo, indicato come un esponente del clan Nardo di Lentini, e Johnny Pezzinga, ritenuto vicino al clan Santa Panagia. Il primo, in una dichiarazione spontanea, ha negato di aver provato a coinvolgere la cosca siracusana di Santa Panagia per costringere l’imprenditore a rinunciare alla sua azienda a Sortino.

Secondo quanto riferito dal difensore dell’indagato, l’avvocato Junio Celesti, “non ci sono riscontri sul suo coinvolgimento”, anzi ha precisato che il suo cliente sporgerà querela contro il titolare delle pompe funebri. Anche Pezzinga ha negato le accuse mosse contro di lui ma i carabinieri lo ritengono l’esecutore degli spari contro la sede di Siracusa dell’agenzia funebre.

Gli altri indagati, Antonino Inturrisi, titolare dell’agenzia di pompe funebri di Sortino e i suoi due dipendenti, Vincenzo Puglisi, e Marcello Briganti, hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere.

Nell’inchiesta c’è anche Massimiliano Sinatra, siracusano, che, secondo l’accusa, dal carcere in cui era detenuto avrebbe chiamato al telefono l’imprenditore siracusano. “Nunnà mettiri chiù peri a Sortino.. nun cià passari nemmenu ra strata… Vattini.. rapi a Siracusa, a Priolo, dove vuoi tu…ma ca nun ci avveniri chiù” “Iu staiu rischiannu cu sta telefonata picchì unni sugnu nun pozzu parlari, poi ta viri cu cui sa presenta”.

 

 

 

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