“Non ci sono tracce di denaro e di soldi, inoltre non ha mai avuto ruolo di promotore”. Lo ha detto nella sua arringa l’avvocato Junio Celesti, difensore di Gianfranco Urso, uno dei principali imputati nel processo su mafia e droga che vede alla sbarra 19 persone. Il procedimento giudiziario trae origine dall’inchiesta della Procura distrettuale antimafia di Catania denominata Aretusa che avrebbe alzato il velo su un vortico traffico di stupefacenti in capo a tre gruppi ed uno di questi, secondo l’accusa, sarebbe stato gestito proprio da Urso, per cui il pm Alessandro La Rosa ha chiesto 30 anni di carcere. “Non c’è alcuna associazione, Urso non era a capo di alcun gruppo” ha ribadito il difensore di Urso.
L’imputato, 49 anni, è figlio di Agostino Urso, detto “u prufissuri”, storico boss della cosca mafiosa “Urso-Bottaro”, ammazzato il 29 giugno del 1992 al Lido Sayonara, a Fontane Bianche nell’ambito della guerra di mafia tra le cosche siracusane. Ma a proposito dell’associazione criminale siracusana, Gianfranco Urso, in un’udienza precedente, ha negato di aver raccolto il testimone del padre. “Del gruppo Bottaro – ha detto Gianfranco Urso – è rimasto solo il nome. Voglio dire che ho spacciato ma da solo, l’unico con cui ho avuto a che fare è stato mio cognato”. Gianfranco Urso era scampato nell’aprile del 2017 alla retata dei carabinieri e della polizia ma fu arrestato dagli agenti della Squadra mobile circa un mese dopo su un tratto di strada di contrada Carrubbazza, nel territorio di Solarino, a bordo di una macchina, insieme ad un’altra persona, arrestata con l’accusa di favoreggiamento.
Il secondo gruppo, nella tesi della Dda di Catania avrebbe operato alla Borgata, ed a capo ci sarebbe stato Luigi Cavarra, deceduto nel 2018 dopo essersi pentito, l’ultimo, invece, si sarebbe radicata a Cassibile ed a guidarlo sarebbe stato Francesco Satorino che un anno fa è diventato collaboratore di giustizia.
Queste le richieste del pm della Dda di Catania:
30 anni di reclusione per Gianfranco Urso; 22 anni per Luigi Urso; 15 anni per Andrea Abdoush,; 19 anni per Salvatore Catania; 11 anni di reclusione ciascuno per Agostino Urso e Gianfranco Bottaro; 12 anni per Daniele Romeo; diciannove anni per Lorenzo Vasile; nove anni per Franco Satornino; 15 anni per Massimiliano Midolo; 12 anni per Maria Christian Terranova; undici anni di reclusione per Lorenzo Giarratana; tre anni e sei mesi per Francesco Fontana; tre anni per Massimiliano Romano; due anni e sei mesi per Sebastiano Recupero; due anni per Angelica Midolo; cinque anni ciascuno per Salvatore Quattrocchi e Umberto Montoneri; tre anni e sei mesi per Concetto Anthony Magnano e sette anni per Salvatore Silone.
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