Prima dell’embargo alle importazioni di grezzo dalla Russia, in vigore nella giornata di oggi, era già arrivata nella rada di Augusta una petroliera carica di petrolio proveniente dall’Arabia Saudita.
Chi ha comprato il petrolio non russo?
Possibile che, a poche ore dalla firma del decreto legge sulla gestione commissariale delle raffinerie Lukoil, le banche abbiano concesso con grande celerità quei prestiti, negati precedentemente a causa del timore di ricevere sanzioni per aver aiutato una azienda in orbita russa?
E’ bastato che il Governo italiano dichiarasse l’amministrazione fiduciaria delle due raffinerie per sbloccare una valanga di soldi? Perché, tanti ce ne vogliono per comprare petrolio, mica è come andare al supermercato e prendere da uno scaffale il latte o i biscotti.
Le parole del manager di Isab Lukoil
Che dietro questa improvvisa compravendita di prodotto ci sia il gruppo Lukoil, con in testa Litasco, la società italo svizzera proprietaria dello stabilimento Isab Lukoil, lo si evincerebbe dalle parole di Eugene Maniakhine, il direttore generale dell’impianto (e Ceo della società) che, nelle ore scorse, ha rilasciato un’intervista al quotidiano economico italiano, Il Sole 24 Ore.
L’acquisto di grezzo in contanti
“Con Litasco lavoriamo per assicurarci l’approvvigionamento del grezzo necessario” assicura il manager che aggiunge: “Abbiamo rispettato le sanzioni e le rispetteremo non prendendo più il petrolio russo. Lo prenderemo altrove”.
Dallo scoppio della guerra, come sostenuto da tutti, politici e dallo stesso gruppo attorno a Lukoil, le banche non concedono prestiti, al punto che si è resa necessaria una comfort letter per rassicurare gli istituti che Litasco è una società europea non russa.
Il balletto sulla comfort letter
Un documento ritenuto non adeguatamente rassicurante per le banche che hanno continuato a tenere chiusi i rubinetti. Ed allora, chi paga il petrolio non russo che sta arrivando a Priolo? Il manager russo, nell’intervista al Sole 24 ore, parla di un pagamento in contanti. “Sul mercato internazionale lo standard prevede che vi siano le lettere di credito da parte degli istituti bancari. In questo contesto noi stiamo procedendo in altro modo” assicura Eugene Maniakhine.
L’affondo al Governo, “non ostacoli gestione e vendita”
C’è, però, la questione dell’amministrazione fiduciaria e su questo punto il manager russo, ha ribadito quanto sostenuto da Litasco, nelle ore successive alla firma del decreto legge, cioè che “è pronta a garantire il costante funzionamento della raffineria, viste le materie prime immagazzinate per i prossimi mesi e le future consegne di petrolio di origine non russa”.
Ma come si concilia il ruolo dello Stato con quello dei proprietari delle raffinerie?
“La gestione di una raffineria – ha riferito al Sole il manager – per noi non fa parte della competenza dello Stato. Tale decisione potrebbe contribuire alla chiusura dell’impianto e creare ostacoli per la vendita al nuovo proprietario. Per questo ci auguriamo che il governo italiano conduca un’analisi completa prima di prendere decisioni così importanti” ha detto il manager russo, per cui è in corso una trattativa di vendita delle raffinerie con Crossbridg che potrebbe chiudersi entro la fine del 2022.
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