“Serve scongiurare adesso – fra poco sarà troppo tardi – la chiusura dell’Isab del gruppo Lukoil che avrebbe effetti devastanti su migliaia di lavoratori siciliani che si troverebbero senza lavoro e senza salario”. Così la deputata nazionale di Forza Italia ed ex ministro Stefania Prestigiacomo, sull’emendamento a sua firma e del capogruppo Barelli al ‘decreto aiuti’ in discussione alla Camera, finalizzato proprio a consentire la prosecuzione dell’attività degli impianti di Siracusa.
“La chiusura dell’Isab, paventata ormai – dice la parlamentare nazionale di Forza Italia, Stefania Prestigiacomo – da settimane avrebbe anche conseguenze complessive sull’economia siciliana e infliggerebbe un colpo gravissimo a tutto il comparto nazionale della raffinazione. La pervicacia del governo nel voler derubricare questa emergenza che è sociale ed economica è allarmante: in gioco c’è il futuro di un pezzo di territorio del nostro paese e di un settore produttivo importante”.
La parlamentare azzurra ha evidenziato la necessità di un intervento “diretto e immediato” da parte dell’esecutivo, anche perché una dismissione delle attività della raffineria “comprometterebbe il PIL dell’isola e vedrebbe ridotta del 25% la capacità di raffinazione nazionale.
“È insensata – afferma ancora la parlamentare nazionale di Forza Italia, Stefania Prestigiacomo – la scelta attendista del governo che nonostante le ripetute sollecitazioni non spiega perché non vuole estendere le garanzie prestate ex lege dalla Sace SpA all’Isab. Attraverso questa garanzia pubblica l’Isab potrebbe tornare ad operare sul mercato libero del greggio e assicurare la produzione e i livelli occupazionali diretti, dell’indotto e delle imprese a vario titolo collegate alla raffineria”. “Dall’esecutivo nazionale – conclude la parlamentare nazionale di Forza Italia, Stefania Prestigiacomo – attendiamo un atto di coraggio, non una regalia ma una misura di responsabilità politica e sociale doverosa verso tutte le aree del paese, ma più urgente al sud, segnato da problemi e limiti di sviluppo irrisolti”.