C’è il decreto salva Lukoil, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, ma dell’amministrazione fiduciaria e del commissario indicato dal Governo per la gestione delle raffinerie di Priolo non ci sono tracce negli stabilimenti del Petrolchimico di Siracusa.

Isab-Lukoil prosegue in via autonoma

Isab Lukoil va avanti per la sua strada, con i suoi manager saldamente in sella a gestire l’impianto, senza alcuna interferenza da parte dello Stato, del resto lo ha detto nei giorni scorsi in un’intervista al Sole 24 Ore Eugene Maniakhine, il direttore generale dell’impianto, che Isab Lukoil, in virtù dell’embargo alle importazioni di petrolio russo, ha iniziato ad acquistare, con soldi propri e non con quelli delle banche,  grezzo da altri paesi, tra cui l’Arabia Saudita.

Nel decreto non è indicato Isab-Lukoil

Ma cosa dice il decreto, salutato con grande entusiasmo da tutti, sindacati compresi, in cui, peraltro, non è mai indicata Isab-Lukoil?

In un passaggio del provvedimento, è indicato che in caso di “rischi di continuità produttiva idonei a recare pregiudizio all’interesse nazionale, conseguenti a sanzioni imposte nell’ambito dei rapporti internazionali tra Stati”, le imprese “che gestiscono a qualunque titolo impianti e infrastrutture di rilevanza strategica per l’interesse nazionale nel settore della raffinazione di idrocarburi” danno “tempestiva comunicazione al Ministero delle imprese e del made in Italy, al fine dell’urgente attivazione delle misure a sostegno e tutela previste dalla legge, nel quadro degli aiuti di Stato compatibili con il diritto europeo”.

Lukoil non ha richiesto l’amministrazione fiduciaria

E poi il passaggio chiave: “l’impresa interessata può altresì richiedere al Ministero delle imprese e del made in Italy di essere ammessa a procedura di amministrazione temporanea”. Ma Isab Lukoil, come affermato da fonti della zona industriale, non ha inoltrato alcuna richiesta al Governo nazionale.

L’intervento dello Stato in caso di pericolo

Nel decreto salva Lukoil, è previsto l’intervento diretto dello Stato che predisporrebbe l’amministrazione fiduciaria “in caso di grave ed imminente pericolo di pregiudizio all’interesse nazionale alla sicurezza nell’approvvigionamento energetico”. Amministrazione temporanea che  “può essere disposta con decreto del Ministro delle imprese e del made in Italy, del Ministro dell’economia e delle finanze e del Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica”.

Vuol dire che, in questa fattispecie, sarebbe necessario un nuovo provvedimento del Governo nazionale e naturalmente l’azienda dovrebbe essere informata del passaggio di consegne. Cosa che, al momento, non è accaduta.

La trattativa di vendita

La vera partita, a questo punto, si gioca su un altro tavolo, quello relativo alla vendita delle raffinerie. Lukoil è tornata a sedersi con Crossbridg, il fondo americano, con cui, nei mesi scorsi, c’erano stati dei colloqui senza, però, che vi fosse la fumata bianca. Maniakhine ha annunciato che il closing potrebbe avvenire entro la fine dell’anno.

La questione politica del Petrolchimico

Una cosa concreta emerge nel decreto: che il Governo ritiene il Petrolchimico un sito strategico di interesse nazionale, imprescindibile alla luce della crisi energetica scoppiata dopo lo scoppio della guerra. Una posizione diametralmente opposta a quella del Governo Draghi e che potrebbe anche tradursi in una rivisitazione della Transizione ecologica, che, fino ad ora, ha chiuso le porte alle aziende legate al fossile.

 

 

 

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