“Si rileva che, allo stato, le società ISAB s.r.l., LUKOIL ITALIA s.r.l., LITASCO S.A. e Public Joint Stock Company Oil Company Lukoil non sono sottoposte a misure restrittive adottate dall’Unione europea”.
E’ quanto indicato nella comfort letter firmata da Alessandro Rivera, presidente del Csf, il comitato per la sicurezza finanziaria, organo in seno al Mef, che certifica quanto il colosso della raffinazione del petrolio sostiene da tempo: che con la Russia di Putin non c’entra nulla.
La questione dei prestiti a Lukoil
Nella lettera, che, sostanzialmente, serve per convincere le banche a riaprire le linee di credito, chiuse, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, per timore di incappare nelle sanzioni perché in affari con una società gravitante nell’orbita della Russia, sono indicati i profili societari.
Gli accertamenti del Csf sulla società
“Nell’ambito degli accertamenti effettuati – si legge nella lettera – da parte del Comitato di sicurezza finanziaria è emerso che il capitale sociale della società ISAB s.r.l. è detenuto al 100% dalla società elvetica LITASCO S.A., con sede in Ginevra e rappresentanza fiscale italiana a Milano”.
Serve liquidità per comprare grezzo
Le banche, nonostante questa rassicurazione, non hanno ancora erogato un centesimo a Lukoil, bisognosa di credito per comprare prodotto da altri paesi fornitori, del resto dalla Russia non potranno più acquistare petrolio a partire dal 5 dicembre, giorno in cui scatterà l’embargo alle importazioni.
Le banche chiedono un piano di impresa
Banche, Unicredit e Intesa San Paolo, e vertici di Lukoil si sono già incontrati: il vertice si è tenuto al ministero delle Imprese il 17 ottobre scorso. I manager della raffineria di Priolo Isab Lukoil, hanno sottolineato della “necessità per la società di ottenere le lettere di credito per l’acquisto del grezzo non russo” e contestualmente il responsabile per la pianificazione e lo sviluppo ha “confermato che avrebbe inviato alle banche il business plan”, richiesto espressamente dagli istituti per finanziare la società.
Un advisor per le sanzioni
Da parte delle banche è stata espressa la necessità di “un advisor legale che segua le questioni legate alle sanzioni” ma l’azienda ha anche espresso la necessità “di una “comfort letter” da parte del Governo che evidenzi che Isab non è società soggetta a sanzioni e che come tale non deve essere oggetto di restrizioni all’operatività”.
Il processo di decarbonizzazione
Si è anche parlato di altro, infatti i rappresentanti della Lukoil “hanno reso noto che quest’ultima ha avviato un dialogo con una società del settore volto a realizzare un processo di decarbonizzazione che interesserebbe l’intero polo chimico siracusano” si legge nel verbale dell’incontro.
Sono emersi altri dettagli del vertice, tra cui la pianificazione degli investimenti.
“Insieme a Sace sono state definite tempistiche di massima, ovverosia delibera bancaria -si legge nel verbale – in un mese dal ricevimento della documentazione completa, delibera di Sace nella settimana successiva ed emissione del Decreto del MEF per l’operatività della garanzia Sace in 2-3 settimane. In sostanza, se la documentazione fosse disponibile e la nomina del legale venisse effettuata in questa settimana da Isab, la garanzia sarebbe efficace per la metà del mese di dicembre 2022”.
In merito a quest’ultimo passaggio, i rappresentanti di Lukoil hanno precisato che “nel caso le garanzie fossero efficaci a metà dicembre, si rischierebbe una limitata operatività fino a marzo 2023”.
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