Hanno deciso di scioperare i lavoratori della Chelab srl del gruppo Merieux spa, l’azienda della zona industriale di Siracusa che ha disposto il trasferimento di 8 lavoratori dalla sede di Priolo a quella di Resana, in Veneto.
Una procedura fortemente contestata dalla Filcams Cgil e Fisascat Cisl che la ritengono illegittima anzi, secondo gli stessi sindacati, sarebbe stata utilizzata per evitare il licenziamento che comporterebbe maggiori costi.
Nei giorni scorsi, Cgil e Cisl hanno chiesto un incontro per trovare una soluzione ma l’azienda “ha già annunciato in una missiva che non intende aver nessun confronto presso l’ispettorato territoriale competente o con nessuna pubblica istituzione”.
L’azienda, che si occupa di campionamenti, tra cui di idrocarburi, con commesse importanti, come con Eni, avrebbe motivato questa decisione con una flessione dell’attività, a causa della crisi legata all’emergenza sanitaria, per cui ha beneficiato degli ammortizzatori sociali previsti dal Governo nazionale a partire dal primo gennaio di quest’anno fino ad ottobre.
Cgil e Cisl denunciano anche l’uso distorto degli ammortizzatori sociali legati alla pandemia, i cosiddetti Fis Covid19, “utilizzato presso la sede di Priolo Gargallo, in quanto volto ad affermare una crisi strumentalmente indotta dalla stessa”
“Abbiamo presentato una denuncia all’Inps per acclarare -spiegano Alessandro Vasquez e Teresa Pintacorona, rispettivamente segretari provinciali della Filcam-Cgil e Fisascat Cisl – un possibile uso distorto del Fis Covid , dapprima dichiarato su tutta l’azienda ed adesso usato come strumento per marchiare di trasferimento collettivo 8 nomi e cognomi”.
“È un raggiro della legge su i licenziamenti collettivi. L’azienda- dicono i sindacalisti – sostiene anche di essere in attesa di nuove commesse da Eni, ma nel frattempo minaccia di chiudere la procedura illegittima dei trasferimenti collettivi entro il 7 Gennaio”.
“Ci diciamo inoltre increduli ed offesi per le pessime relazioni sindacali che un gruppo del genere porta su un territorio come quello della zona industriale” concludono i sindacati