L‘allerta arancione nel Siracusano non ha fermato lo sciopero organizzato da Cgil e Uil che si è concretizzato stamane con una marcia dalla portineria Ovest della zona industriale fino al Comune di Priolo. Non c’era la Cisl, non convinta di questa prova di forza, che ha optato per un sit in davanti alla sede della Prefettura di Siracusa.

Le preoccupazioni dei sindacati

Le preoccupazioni sul futuro del Petrolchimico sono legate alla decisione di Eni di chiudere l’impianto Versalis per essere riconvertito in una bioraffineria. Cgil e Uil temono, da un lato, che il colosso italiano abbia solo trovato una scusa per levare le tende in via definitiva, dall’altro, però, ritengono che, qualora si procedesse con la riconversione, tutto il resto della zona industriale rischierebbe di crollare, in quanto le aziende del Petrolchimico sono tra loro interconnesse: per cui, senza una Transizione energetica complessiva l’azione dell’Eni avrebbe solo il merito di disarticolare l’intero comparto.

Alla manifestazione erano presenti i dirigenti dei due sindacati:  i segretari regionali della Cgil, Alfio Mannino e della Uil Sicilia Area Vasta, Luisella Lionti, Andrea Bottaro, segretario generale della Uiltec Sicilia,  e i segretari provinciali di Cgil, Roberto Alosi e della Uil (con delega al territorio siracusano), Ninetta Siragusa.

“Abbiamo avuto una grandissima – hanno detto i sindacalisti – adesione allo sciopero, nessuno pensi di avviare delle azioni di cambiamento senza tenere conto delle proposte da parte del mondo dei lavoratori e dunque delle organizzazioni sindacali. Questa è la prima di una lunga protesta, andremo avanti fino a quando il Governo regionale non istituisca un tavolo attorno al quale si possano sedere tutti i soggetti preposti, per poter traghettare la transizione energetica di cui ha bisogno questo territorio”.

L’incontro a Palermo

Domani a Palermo ci sarà un incontro, organizzato dalla Regione, che vedrà nello stesso tavolo l’Eni ed i sindacati ma il segretario generale della Cgil di Siracusa, Roberto Alosi, ha detto ieri, a BlogSicilia, che senza un piano industriale unico per il Petrolchimico ogni iniziativa appare del tutto inutile, da qui la richiesta di un tavolo più ampio che preveda la partecipazione del Governo nazionale, delle grosse aziende e dei sindacati.

“I lavoratori vogliono risposte, non si può pensare ad una transizione ecologica senza pensare al futuro dei lavoratori stessi: la transizione energetica non può essere pagata dai lavoratori” hanno concluso i sindacati.

Il terremoto nel Petrolchimico

Ma nelle ultime ore è arrivata una notizia che comporta un ulteriore scossa al futuro del Petrolchimico. La zona industriale, infatti, rischia la paralisi dopo la decisione del Tribunale del Riesame di Roma di non sospendere l’efficacia del provvedimento del gip del Tribunale di Siracusa che, nei mesi scorsi, ha disposto il divieto di conferimento dei fanghi industriali nel depuratore Ias di Priolo provenienti dalle aziende.

“Ancora una volta la decisione di un Tribunale rischia di vanificare l’azione di governo a tutela dell’interesse generale. Stavolta ad essere colpito è proprio il diritto al lavoro di migliaia di persone in una zona strategica della Sicilia. Per colpire il governo colpiscono il Paese”. Lo afferma il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso al termine dell’udienza del Tribunale del Riesame.

Sit in della Cisl in Prefettura

La Cisl ha scelto un’altra strada, quella del sit in davanti alla Prefettura. ““L’iniziativa di mobilitazione dell’intero settore Industria della CISL provinciale – si legge nel documento consegnato al termine della manifestazione al Prefetto, Giovanni Signer – intende sostenere convintamente la strategicità dell’intera area industriale per il tessuto economico del territorio siracusano. Il più grande polo energetico d’Italia rappresenta, ancora oggi, il 60% del PIL di
questa provincia occupando, tra lavoratori diretti e dell’indotto, oltre 10 mila persone.

La Cisl ha sottolineato la propria posizione riguardo ai processi di riconversione. “La Cisl – abbiamo ribadito pubblicamente e durante le assemblee svolte con i lavoratori della zona industriale – – si legge ancora – è per una transizione e una riconversione del più grande polo industriale italiano verso l’era green”.

La delegazione, composta dal segretario confederale uscente Eugenio Elefante, e dai segretari generali di Femca, Filca, Fim, Fisascat, Flaei e Fit, ha espresso anche le preoccupazioni per il polo energetico qualora non si rispettassero tempi e investimenti. “Il fermo di alcuni impianti, già avvenuto nelle ultime settimane a Sasol, insieme all’incertezza sul reale futuro dell’impianto IAS, rischiano, in mancanza di interventi concreti, – si legge nel documento – di provocare un effetto domino che, insieme agli stabilimenti, coinvolgerebbe i lavoratori. Un potenziale rischio sociale che il nostro territorio non può permettersi per non restare isolato nel panorama economico regionale e nazionale”.

Barbagallo, “Governo intervenga su Eni”

Il Governo di centrodestra intervenga su Eni per garantire la salvaguardia occupazionale e, al contempo, la tutela e lo sviluppo del territorio e dell’area industriale di Priolo Gargallo, dopo la decisione di Eni di chiudere l’impianto di Versalis. A rischio infatti, con la riconversione ci sono diverse centinaia di posti di lavoro tra Priolo e Ragusa, che diventano diverse migliaia considerando anche l’indotto, per i quali è necessario un intervento deciso e convinto da parte sia del governo che della stessa Eni per sostenere i livelli occupazionali”. Lo afferma il segretario regionale del Pd Sicilia e deputato alla Camera, Anthony Barbagallo, in seguito allo sciopero proclamato da Cgil e Uil.

“Il Pd è al fianco dei lavoratori perché questo – prosegue – è un duro colpo, l’ennesimo, per l’economia locale, che causa pesanti ripercussioni sul nostro territorio. Siamo di fronte all’incapacità e all’inadeguatezza del governo che, non solo non coglie le sfide del tempo che viviamo su decarbonizzazione e riconversione green, ma addirittura le utilizza come clava per – conclude – tagliare centinaia di posti di lavoro ed insediamenti produttivi storici. Auspichiamo quindi un ripensamento a tutela dei livelli occupazionali”.

Sindaco di Priolo, “Non possono trattarci come mendicanti”

“Vogliamo sapere – ha detto Pippo Gianni – che fine faranno la nostra provincia e la nostra zona industriale. Solo il Governo nazionale e regionale potrà darci una risposta. La manifestazione di oggi è pienamente riuscita, vista la numerosa presenza dei lavoratori, e mi trova d’accordo in quanto non è “contro” qualcuno ma è “per” qualcosa, per chiedere al Governo nazionale e regionale cosa intende fare con la nostra zona industriale. Non possiamo subire oltre il danno la beffa visto che in 50 anni hanno distrutto tutto, il territorio, l’aria, ľacqua; abbiamo avuto solo dolore, morte, inquinamento e ora vogliono andare via e uscire dal gioco cosi, questo non lo accettiamo. Solo rimanendo uniti, senza colori politici, potremo vincere questa battaglia. La nostra è pur sempre la zona a più alta densità di insediamento industriale d’Europa e non possono trattarci come mendicanti”.