Sembrava fatta dopo che appena qualche giorno fa l’emendamento della parlamentare siciliana di Forza Italia, Stefania Prestigiacomo, era passato. Via libera agli incentivi per l’energia sostenibile prodotta nel Mezzogiorno e soprattutto in Sicilia, finanziata con le quote relative all’Iva ed alle accise. Pure Confindustria, ormai si fregava le mani, intuendo la possibilità per le imprese di ripartire dopo la catastrofe del lockdown. Invece, no. Quel famoso Patto Stato-Industria della raffinazione sembra adesso carta straccia.
“Con risibili e inesistenti motivazioni – tuona Stefania Prestigiacomo – addotte dalla Ragioneria Generale dello Stato, una norma d’indirizzo politico che non prevedeva impegni automatici di spesa, è stata cancellata dal decreto rilancio la norma frutto del mio emendamento che introduceva il “Patto Stato – Industrie della raffinazione”, destinando agli investimenti per l’occupazione e le tecnologie “sostenibili” una quota delle enormi accise fiscali e dell’imposte sul valore aggiunto che gravano sul settore. Con un tratto di penna è stato vanificato il parere del Parlamento che aveva votato all’unanimità la norma e dello stesso Governo che aveva dato parere favorevole”.
Nello specifico, l’emendamento disponeva che la riprogrammazione dei fondi, dovuta all’emergenza Covid-19 e alle misure riguardanti i fondi europei definite dalla Commissione europea, “debba essere predisposta coerentemente con il vincolo di destinazione territoriale che prevede l’80 percento delle risorse per le regioni del Sud, e inoltre che, trattandosi in molti casi di risorse preventivamente assegnate anche su base regionale, che anche quest’ultima ripartizione non subisca alcuna modifica”.
Secondo la parlamentare, si tratta di una decisione assunta contro l’interesse per il Mezzogiorno e la Sicilia. “Ovviamente si tratta di una scelta politica contro il mezzogiorno, fatta proditoriamente con un espediente tecnico, che suona quasi come un invito alle industrie del settore, gravemente segnato dalla crisi, a smobilitare, a desertificare ulteriormente il sud del paese, economicamente distrutto dalla pandemia. A un Mezzogiorno che quest’anno vedrà falcidiate le proprie entrate turistiche a causa dell’emergenza Covid, si nega anche la possibilità di investimenti green e di consolidamento dei livelli occupazionali. Al Sud non si può vivere solo di reddito di cittadinanza e di demagogia. La demagogia non serve a far la spesa al supermercato e di reddito di cittadinanza, sul divano, di può solo morire”. Infine, la Prestigiacomo lancia l’affondo al Governo. “Un dietro front inaccettabile che conferma lo stato confusionale del governo giallorosso, pericoloso per l’italia e i suoi cittadini” spiega l’ex ministro del Governo Berlusconi.
La reazione del presidente di Confindustria Siracusa, Diego Bivona
Incredulità ed indignazione sono le prime reazioni nell’apprendere che è stato cassato dal Decreto Rilancio del Governo Conte l’emendamento presentato dall’On. Prestigiacomo sul Patto Stato-Raffinazione, per dedicare parte delle tasse generate da questo territorio alla transizione energetica ed alla sostenibilità ambientale.
Incredulità perché non si pensava si potesse arrivare a tanto da parte del Governo nel continuare a penalizzare una Regione già fortemente discriminata: ritirare un emendamento che tutte le forze politiche avevano approvato, maggioranza ed opposizione, perché avrebbe dato prospettive di ripresa all’intera filiera energetica, oggi fortemente in crisi per la drastica riduzione dei consumi.
Indignazione perché dopo un decennio di veti normativi ed ostruzioni autorizzative da parte della Politica nazionale e regionale, volti a scoraggiare le imprese ad investire nei maggiori poli industriali, anzi per agevolarne la fuga, finalmente ci sarebbe stata la possibilità di lanciare un segnale di segno opposto: attrazione di nuovi investimenti per riprendere la strada della transizione energetica e dello sviluppo sostenibile e l’arrivo di nuovi investitori in una Regione non più ostile alle grandi iniziative imprenditoriali.
Considerando che la parte pubblica non è stata finora in grado di sopperire, nonostante i milioni di euro che le aziende locali versano annualmente allo Stato, alle gravi carenze infrastrutturali del nostro territorio, che ci relegano all’attuale isolamento, sarebbe stato ragionevole lasciare ai privati una parte di queste tasse per mantenere gli stessi “ancorati” al territorio.
Insieme al Patto Stato-Raffinazione per la filiera energetica, avevamo anche fatto altre proposte: un contributo a fondo perduto per il settore del Turismo ed Eventi pari al 20% del fatturato dell’anno precedente, l’abolizione dello split payment, che non è andata in porto, per aiutare il settore dell’edilizia e delle costruzioni metalmeccaniche, la riduzione del cuneo fiscale, come alternativa alla cassa integrazione, per tutte le imprese impegnate a mantenere i livelli occupazionali, anch’essa non presa neanche in considerazione. Siamo curiosi di conoscere come il Governo intende rispondere, in maniera concreta e non con dichiarazioni che poi non trovano riscontro nella pratica attuazione, alle esigenze della Regione Siciliana di recuperare il 25% del PIL in meno che ci ritroveremo alla fine di quest’anno. Siamo curiosi di sapere come il nostro Ministro per il Mezzogiorno pensa di colmare il gap Nord-Sud, quante risorse del Recovery Fund e del MES arriveranno nel nostro territorio. Gli imprenditori vorrebbero poi conoscere quale Piano industriale si deve perseguire al fine di rendere compatibili nuove attività imprenditoriali alternative”.
La posizione del M5S
“Non condividiamo le obiezioni sollevate dalla Ragioneria generale dello Stato che hanno portato ad espuntare dal decreto l’emendamento Stato-Raffinazione. Ma purtroppo, senza la bollinatura della Ragioneria, il decreto con un pacchetto di norme urgenti per tutto il Paese non poteva arrivare velocemente in aula per l’approvazione. È un decreto da 265 articoli, non possiamo farlo decadere per un emendamento. Specifichiamo, però, che condividiamo il tema portato avanti dalla collega Prestigiacomo”. Così in una nota i parlamentare siracusani Paolo Ficara e Filippo Scerra, del MoVimento 5 Stelle.
“Come forze politiche del territorio ed in spirito di collaborazione per l’economia siracusana e siciliana, riproporremo questo tema in un prossimo provvedimento. Lo sosterremo – dicono con fermezza i due pentastellati – puntando ancora sull’istituzione di un tavolo tecnico che avrebbe comunque dovuto stabile come utilizzare le risorse derivate dalle accise per interventi di sviluppo e transizione. Risorse che, in ogni caso, avrebbero dovuto essere ancora definite con un’altra e successiva norma, perchè non parliamo di somme subito disponibili ma di previsione e senza cornice normativa. Ci torneremo, e lo faremo per ottenere un risultato che non ha colore politico perchè nell’interesse del territorio. Quindi rassicuriamo tutti: nessuna marcia indietro. La volontà politica del governo c’è e lo dimostra l’avvenuta approvazione dell’emendamento. Purtroppo, per una motivazione tecnica avanzata dalla Ragioneria generale, è stato espunto da questo decreto. Ma non dalla lista delle cose da fare per la Sicilia e per Siracusa”, concludono Paolo Ficara e Filippo Scerra.
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