“Giustizia è fatta, per questo chiederemo al comune di Siracusa il risarcimento dei danni subiti”.
Lo ha detto l’avvocato Giambattista Rizza, legale di uno dei due agenti della Polizia municipale che erano stati indagati in merito all’incidente mortale in cui il 21 aprile del 2017 perse la vita Renzo Formosa, 16 anni, investito da una macchina mentre era in sella al suo scooter. Il gip del tribunale di Siracusa, nei giorni scorsi, ha archiviato la loro posizione, in quanto accusati di aver commesso delle omissioni nel corso delle indagini per tutelare Santo Salerno, 24 anni, il conducente della macchina, a processo per omicidio stradale, figlio di un loro collega. A seguito di quelle denunce, i due agenti furono destinatari di un provvedimento disciplinare, culminato con sospensione dal lavoro per un periodo di tempo.
“Noi abbiamo inviato una relazione – ha detto Giambattista Rizza, nel corso dell’incontro con i giornalisti a cui ha preso parte anche l’avvocato Gianpaolo Terranova, legale dell’altro agente – alla commissione disciplinare voluta dal sindaco e dal comandante della Polizia municipale. A mio avviso, sono stati condizionati dal clamore mediatico di quella vicenda, scatenato dalla trasmissione Le Iene. Quella stessa relazione, che evidentemente non è stata presa in considerazione dalla commissione disciplinare, l’abbiamo inoltrata alla Procura. Al termine degli accertamenti, il pm, Tommaso Pagano, ha ritenuto che non vi fossero state omissioni da parte degli agenti della Polizia municipale, che hanno agito secondo quanto prevede la legge”.
L’avvocato Rizza, per arricchire, la sua ricostruzione ha fornito un’altra indicazione.
“I due agenti – ha detto Rizza – in virtù del fatto che erano colleghi del padre del conducente dell’auto, si sono rivolti alla Polizia di stato chiedendo di non volersi occupare dell’incidente. Questo a testimonianza della loro trasparenza e del modo con cui hanno affrontato una vicenda drammatica. Pure il gip, Salvatore Palmieri, ha sposato la tesi del pm, per cui ha disposto l’archiviazione. Ora, desideriamo non solo che ci venga risarcito il danno economico causato ma che venga rimosso quel provvedimento disciplinare. Naturalmente, siamo vicini alla famiglia per la perdita del loro figlio”.