“Il depuratore Tas di Priolo non sta generando inquinamento né del mare né dell’aria”. Lo afferma, in una nota, la società Isab, che gestisce le due raffinerie del Petrolchimico di Priolo, in merito ai servizi giornalistici legati all’inchiesta della Procura di Siracusa sulla presenza di idrocarburi sugli argini di un canale dove convergono le acque di scarico della raffineria sud trattate dall’impianto Tas.
La posizione di Isab
L’Isab precisa di “gestire stabilimenti sostenibili dal punto di vista ambientale e finanziario” di “rispettare appieno i dettami delle vigenti Autorizzazioni integrate ambientali”, e “di operare nel pieno rispetto delle norme e di rispettare totalmente quanto previsto dalle sanzioni relative alle importazioni di grezzo e semilavorati di origine russa”.
L’incidente probatorio
In merito al funzionamento dell’impianto Tas, l’Isab mette sul tavolo la perizia dei consulenti, emersa nel corso dell’incidente probatorio disposto dal Gip del Tribunale di Siracusa, per cui “non si ritiene che le emissioni del TAS possano aver provocato una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili della qualità dell’aria nel comprensorio della zona industriale di Priolo Gargallo – Melilli” e in aula, in merito al mare, hanno confermato di non avere “evidenziato una compromissione significativa e misurabile dell’acqua di mare in prossimità dell’immissione del canale Alpina che è il recettore delle acque provenienti dall’impianto di trattamento acque di scarico (TAS) di ISAB”.
I campionamenti
Nell’inchiesta dei magistrati si fa cenno anche a delle presunte alterazioni dei campioni d’acqua per far abbassare il livello di concentrazioni di sostanze chimiche in modo da essere sotto la soglia di legge.
“Le analisi degli scarichi parziali, effettuate – spiegano da Isab – in regime di autocontrollo sono state assegnate ad un laboratorio terzo accreditato e non al laboratorio interno Isab, per una maggiore imparzialità. I dati ambientali rilevati da Isab sono in linea con quelli rilevati sia dagli organi di controllo, che dai Consulenti della Procura che dai Periti del Tribunale, ed hanno certificato che lo scarico dell’impianto TAS rispetta i limiti di legge. Le perizie confermano che l’ecosistema marino non è stato alterato come dimostrato dai rilevamenti e filmati dei Periti del Tribunale che confermano la presenza di Posidonia (indicatore del buono stato di salute del mare) di pesci e di molluschi, proprio in prossimità dello scarico del Canale Alpina. Gli accertamenti sull’aria in sede di incidente probatorio hanno altresì dimostrato che le emissioni di benzene e COV (composti organici volatili) non siano affatto elevate, ossia oltre i limiti di sicurezza ambientale, e che i valori rilevati risultano al contrario molto al di sotto di tali limiti”.
Il petrolio russo
Nell’inchiesta giornalistica di Report, si è fatto cenno a dei traffici clandestini di petrolio nel porto di Augusta dove confluirebbe greggio proveniente dalla Russia, paese sotto sanzione dell’Unione europea dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. “Le materie prime vengono acquistate nel rispetto delle normative vigenti e controllate mediante monitoraggio continuo da parte degli organi competenti escludendo commercio di petrolio russo (sotto sanzione)” precisa l’Isab.






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