E’ nebuloso il futuro del depuratore Ias di Priolo, al centro di una inchiesta giudiziaria, dopo la decisione del gip del Tribunale di Siracusa di fermare il conferimento degli scarti di lavorazione delle grandi industrie del Petrolchimico di Siracusa. Lo sanno bene i lavoratori che, sotto le insegne di Cgil, Cisl e Uil, stamane hanno deciso di presentarsi ai cancelli per manifestare le loro preoccupazioni, del resto non è certo un mistero che il loro impiego nei prossimi anni è dentro un nebulosa.
Lo sfondo
I ricorsi all’ordinanza del giudice, che paventa gravi pericoli per l’ambiente e per la salute a seguito dell’incapacità dell’impianto di trattare i fanghi secondo le norme, sono stati annunciati dalle aziende, che, peraltro, stanno realizzando dei propri depuratori, per cui staccheranno la spina dall’Ias.
Senza le imprese, l’Ias accoglierà solo i reflui civili di Priolo e Melilli, per cui il lavoro si ridurrà sensibilmente, da qui l’idea di alcuni sindaci del Siracusano, tra cui quello di Melilli, Peppe Carta, e della Regione, di allacciare alla struttura di Priolo altri Comuni, come Siracusa, Solarino e Floridia ma il rischio che possa depotenziarsi è elevato. Inoltre, il sindaco di Augusta, Peppe Di Mare, si è sfilato sostenendo che la sua città avrà un proprio depuratore che è stato già finanziato.
L’allarme della Cgil
Sulla vicenda, è intervenuto il segretario provinciale della Cgil Siracusa, Roberto Alosi, che, commentando il provvedimento del giudice, pone delle domande al Governo nazionale e regionale sul futuro della zona industriale e dell’Ias.
“Da parte nostra, da mesi chiediamo – dice il segretario provinciale della Cgil Siracusa, Roberto Alosi – di sapere quali scelte di politica industriale intendono mettere in campo il Governo nazionale e regionale per il nostro insediamento petrolchimico, quale cronoprogramma di trasformazione nella direzione di un ecosistema industriale moderno, compatibile e tecnologicamente avanzato all’interno di un credibile piano di rigenerazione industriale. Interrogativi lasciati ancora insoluti dal Governo nazionale e regionale, quest’ultimo peraltro azionista di maggioranza dell’impianto Ias”.
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