A Siracusa l’acqua c’è ma avendo una rete colabrodo se ne disperde per il 64,5% come svelato in uno studio della Cgia di Mestre e rilanciato dalla coalizione democratica, composta da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Avs – Sinistra Italiana e Europa Verde, Sinistra futura, Lealtà e condivisione, presentatasi alle amministrative del 2023. Nel mirino la gestione del servizio idrico in città e per gli esponenti dell’opposizione le raccomandazioni del sindaco sull’uso parsimonioso dell’acqua dopo alcuni disservizi in certe zone della città come Tremmilia, Belvedere, Plemmirio e Cassibile sono strumentali in quanto il problema della fornitura sta a monte.

Le responsabilità dei Comuni

Per la coalizione democratica, ci sono responsabilità precise dei Comuni che, nonostante i fondi a disposizione, tra cui quelli del Pnrr, se li sono lasciati sfuggire.

“Alla fine del suo ciclo – si legge nella nota – di depurazione il refluo, dopo essere passato da Canalicchio, viene riversato nel Porto Grande senza trovare alcun utilizzo irriguo per fini agricoli e industriali, rendendo le acque del suddetto porto spesso eutrofizzate. I Comuni, invece, pur avendo disperatamente bisogno di ingenti investimenti, non hanno fino ad ora partecipato ai bandi nazionali per ridurre le dispersioni di acqua e migliorare la qualità del servizio erogato ai cittadini. Nessuno dei comuni della provincia ha, infatti, potuto partecipare al bando del Ministro del Sud che metteva a disposizione 313 milioni di euro finanziati dal programma europeo React-EU né è riuscito a
intercettare le risorse messe a bando nell’ambito del PNRR per il ciclo integrato delle acque e per la
realizzazione di fognature e depuratori (600 milioni di euro) e per intervenire sulle reti idriche  colabrodo (900 milioni di euro)”.

La soluzione

“Una delle soluzioni percorribili, prima di pensare allo scavo di nuovi pozzi, come da progetto in atto presentato dal Comune di Siracusa nell’ambito del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2021-2027 del Ministero per il Sud per circa 20 milioni di euro, potrebbe essere quella dell’utilizzo delle acque superficiali provenienti per caduta dall’Alta Valle dell’Anapo (Fiume Anapo e affluenti Calcinara e Bottigliera), che discenderebbero tramite la rete di distribuzione, già realizzata su finanziamento della Cassa per il Mezzogiorno ma mai entrata in funzione” spiegano gli esponenti dell’opposizione.