Avrebbe chiesto un consistente rimborso Iva sulla base di dichiarazioni fraudolente ed altri artifici tecnico contabili. In questo modo puntava ad ottenere dallo stato somme non spettanti. con questa accusa la Guardia di Finanza di Siracusa ha denunciato il legale rappresentanten di una società openate nella zona industriale di Augusta.
Sin dalle prime fasi della verifica i militari della Compagnia di Augusta riscontravano forti discrasie tra quanto rappresentato dalla società in sede di “Dichiarazione dei Redditi ed IVA” (nel modello Unico 2016) e quanto emergente, invece, nella realtà operativa ed industriale della stessa.
“Infatti, la mancanza di una solida e stabile organizzazione societaria – scrivono i finanziarieri – e di attrezzature
idonee alla realizzazione delle opere industriali ha, sin da subito, ingenerato forti sospetti circa la reale capacità dell’azienda di produrre il fatturato dichiarato pari ad oltre 24 milioni di euro.
“Data l’assenza di qualsivoglia documentazione, le attività di ricostruzione hanno visto l’utilizzo dello strumento delle indagini delle indagini finanziarie (previste dal D.P.R. 29 settembre 1973, n. 600 e dal D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633), estremamente incisivo al fine di monitorare i flussi finanziari tra società e/o privati imprenditori.
“A fronte dei cospicui acquisti dichiarati non sono state rilevate materie prime in lavorazione o semilavorati finiti né, tantomeno, movimentazioni finanziarie tali da giustificare tali operazioni. Di tutto rilievo sono i risultati conseguiti.
Il soggetto economico controllato è risultato evasore totale per gli anni d’imposta 2013 e 2014”.
Le ricostruzioni contabili della Guardia di Finanza hanno permesso di scoprire un’evasione dell’I.V.A. per circa 5.600.000,00 euro e dell’I.RE.S. per oltre 3.400.000 euro e di constatare acquisti non deducibili per oltre 16.100.000 di euro. In questo modo la Finanza ritiene di poter recuperare a tassazione redditi per circa 670.000,00 euro ed I.R.A.P. per 13.000.000 di euro.
Tutte le operazioni che erano state fittizziamente effettuate servivano, secondo l’accusa, all’indebito riconoscimento di un credito dell’I.V.A. di 4.900.000,00 di euro per il quale il rappresentante legale aveva già presentato, alla competente Agenzia delle Entrate, il relativo rimborso, che avrebbe comportato – qualora non fossero intervenuti i militari della Guardia di Finanza – un grave esborso in danno delle casse dello Stato.