- Operazione antidroga della polizia in via Algeri
- Arrestato un giovane che aveva con se un partita di marijuana
- Era finito nei mesi scorsi in una inchiesta della Dda di Catania
E’ stato arrestato per detenzione di sostanze stupefacenti per fini di spaccio Lorenzo Cortese, 26 anni, siracusano, disoccupato, con precedenti penali, al termine di un’indagine antidroga degli agenti della Squadra mobile scattata in via Algeri, nel rione della Mazzarrona, a nord di Siracusa.
Scovato con una partita di erba
Il giovane, secondo quanto emerge nella ricostruzione della polizia, è stato intercettato in sella ad uno scooter e quando è stato perquisito avrebbe avuto con se 250 grammi di marijuana trovati all’interno di uno zaino. Come disposto dalla Procura di Siracusa, il ventiseienne è finito ai domiciliari, in attesa dell’udienza di convalida della misura cautelare.
Coinvolto nell’operazione Algeri
Il giovane, nel marzo scorso, era finito, insieme ad altre 30 persone, nell’operazione denominata Algeri condotta dai magistrati della Dda di Catania e dai carabinieri di Siracusa per associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, aggravata dall’uso delle armi, dall’impiego di minori di 18 anni.
Spaccio nelle palazzine
Lo spaccio avveniva all’interno dei portoni e negli androni interni alle scale delle case popolari, con gli accessi protetti da cancelli costruiti abusivamente dagli spacciatori, così da impedire o ritardare irruzioni da parte delle forze dell’ordine. La capacità intimidatrice del gruppo era tale da imporsi anche sugli altri residenti nelle palazzine che non erano in possesso delle chiavi dei cancelli abusivi ed erano così costretti, per entrare ed uscire, a chiedere il permesso alle sentinelle armate che, a turno, presidiavano il territorio ininterrottamente per l’intero arco delle 24 ore.
Le vedette
La zona era costantemente presidiata, giorno e notte, da spacciatori e vedette ed era organizzata con più turni di lavoro, una vera e propria “centrale” dello spaccio aperta 24 ore su 24. I singoli pusher si recavano, per l’organizzazione e la rendicontazione dello spaccio, in alcuni locali, denominati dagli indagati “ufficio” e “magazzino”
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