l'allarme del sindacato

Eni chiude a Priolo, Cgil, “effetto domino su Petrolchimico, scelta politica del Governo”

“Il Petrolchimico di Priolo rischia il tracollo dopo la decisione dell’Eni di chiudere l’impianto di Versalis“. Lo afferma a BlogSicilia il segretario della Cgil di Siracusa, Roberto Alosi, in merito alla notizia diffusa ieri dall’Eni di porre fine allo stabilimento di Priolo, ma anche di Ragusa, per inseguire la Transizione energetica con l’obiettivo di abbattere le emissioni di anidride carbonica e di realizzare degli impianti di bioraffinazione, uno dei quali, nel futuro, dovrebbe riguardare anche Priolo.

I posti di lavoro

Secondo i dati forniti dal segretario della Cgil di Siracusa l’emorragia occupazionale sarà consistente. “Per quanto concerne solo Versalis – riferisce Roberto Alosi – la forza lavoro complessiva, tra diretti ed indotto, è di circa mille unità ma il problema non è solo questo”.

L’effetto domino

Ad essere compromesso, secondo il leader della Cgil di Siracusa, è il futuro dell’intera zona industriale perché essendo il Polo petrolchimico un vasto mosaico, la perdita di un tassello importante come Eni avrebbe delle conseguenze su tutto il comparto, tra i più grandi in Europa, capace di produrre il 22 per cento del carburante che circola in Italia.

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“Il problema più grosso riguarda il futuro industriale perché smantellando Versalis assisteremo ad un effetto domino comprendente le raffinerie Isab, e poi Sasol perché, se ancora non fosse chiaro, gli impianti sono interconnessi tra loro con trasferimenti di prodotti”.

La scelta di politica industriale

La Cgil chiama in causa il Governo nazionale. “Dietro questa scelta c’è il Governo nazionale: l’Eni è una partecipata del Governo, quindi c’è una scelta di politica industriale di smantellare il sistema industriale di Priolo, ed anche Brindisi. Nel pomeriggio abbiamo indetto l’attivo di Cgil, Cisl e Uil: attendiamo risposte da parte del territorio. Abbiamo già chiesto  alla presidenza del Consiglio, per cui a Giorgia Meloni, la convocazione di un tavolo non al ministero ma in seno a Palazzo Chigi perché la crisi può avere proporzioni devastanti”

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