Operai costretti dalle aziende della zona industriale di Siracusa a lavorare in condizioni estreme, come sta avvenendo in questi giorni, con temperature di oltre 40 gradi. Lo denunciano le segreterie provinciali della Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, che lanciano, ancora una volta, l’allarme.
“Il sindacato ha dato indicazioni alle proprie strutture di valutare e mettere in campo tutte le – dicono Antonio Recano (Fiom Cgil), Angelo Sardella (Fim Cisl) e Santo Genovese (Uilm Uil) – iniziative necessarie alla tutela della salute dei lavoratori registrando spesso un atteggiamento di chiusura delle aziende che hanno irresponsabilmente obbligato il personale ad operare con ritmi lavorativi non adeguati alla situazione di stress a cui sono sottoposti i lavoratori, dimostrando poca considerazione per la salute dei lavoratori”.
Secondo quanto sostenuto dai sindacati, in queste condizioni, “si aggiungono spesso fattori di stress specifici
ravvisabili, per esempio in capannoni privi d’isolamento termico e adeguato ricambio d’aria o in postazioni interne alle aree del petrolchimico dove si aggiungono ulteriori sorgenti di calore e umidità”.
In queste condizioni “mentre le aziende committenti forzano la mano sull’esecuzione dei lavori anche con gli impianti a regime ridotto, le aziende dell’indotto eludono una corretta valutazione del problema, indispensabile per mettere in campo le iniziative necessarie alla tutela della salute dei lavoratori” denunciano i segretari provinciali della Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil.
I sindacati rilanciano il tema di un accordo con Confindustria, Asp e Inps per definire “un programma di allerta e gestione complessivo del rischio derivante da “avverse condizioni metereologiche” nei luoghi di lavoro ed
espliciti i criteri da adottare per un’eventuale richiesta di cassa integrazione dando, a tutti i soggetti interessati, indicazioni chiare a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori” concludono i sindacati.