Ha trascorso la sua prima notte in carcere, in una cella del penitenziario di Cavadonna, a Siracusa, Massimo Cannone, il tappezziere lentinese, accusato dell’omicidio della moglie, 45 anni, Naima Zahir, marocchina, trovata senza vita nella loro casa, a Lentini. Il fermo, emesso dal pm della Procura di Siracusa, Gaetano Bono, è stato eseguito dagli agenti di polizia di Lentini e della Squadra mobile di Siracusa nel pomeriggio di ieri quando l’uomo è stato rintracciato ed accompagnato negli uffici del commissariato.
“Nessun pianto, ne è crollato”
Secondo gli inquirenti, non vi sarebbe stata alcuna reazione emotiva da parte del 45enne, non avrebbe versato una lacrima né sarebbe crollato di fronte alla massima misura cautelare. Per ragioni sanitarie, si troverebbe in una cella isolata, lontana dagli altri detenuti ma ora l’attesa è per l’udienza di convalida del fermo che si terrà al palazzo di giustizia di Siracusa, nell’aula al secondo piano.
Sabato udienza di convalida
Non è stato ancora disposto il giorno dell’udienza, presumibilmente sabato ed in quell’occasione il tappezziere avrà un’altra opportunità di parlare. Nelle ore successive al ritrovamento del cadavere della moglie, il 45enne avrebbe negato il suo coinvolgimento nel decesso della consorte, spiegando di averla trovata con un coltello all’altezza della gola. Ha detto di più alla trasmissione Ore 14 su Rai 2, andata in onda un paio di giorni fa, raccontando che qualcuno potrebbe essere entrato nella loro casa mentre lui si trovava fuori.
L’autopsia mette nei guai il marito
Mentre la polizia eseguiva il fermo, il medico legale effettuava l’autopsia sul corpo senza vita della donna. Una scelta, probabilmente, non casuale quella della Procura di Siracusa che potrebbe avere deciso di “blindare” il provvedimento di fermo con il risultato dell’esame autoptico, che, in effetti, ha confermato la tesi dell’omicidio. Gli elementi a carico del tappezziere sono sempre più solidi, per gli inquirenti, in quella casa, c’era solo lui, non vi sono tracce, almeno per il momento, di altri testimoni, per cui l’esito della perizia sulla donna mette nei guai il marito.
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