Nuovo scontro tra la direzione del carcere di Augusta ed una parte delle organizzazioni sindacali della Polizia penitenziaria che, nei mesi scorsi, hanno chiesto ai vertici del Dap la sostituzione di Angela Lantieri, a capo della struttura.
Questa volta la contrapposizione è maturata dopo una relazione negativa nei confronti di Sebastiano Bongiovanni, vice sovrintendente della Polizia penitenziaria.
“Notevole flessione nel rendimento complessivo, il dipendente ha mostrato di non essere idoneo a svolgere funzione superiore, scarsa qualità morale, in particolare si è contraddistinto per un atteggiamento di destabilizzazione del contesto lavorativo” è la valutazione per Bongiovanni.
Una stroncatura che, però, secondo i sindacati, è legata all’attività sindacale del vice sovrintendente, dirigente nazionale del Sippe, una delle sigle che ha adottato una linea dura nei confronti dell’amministrazione penitenziaria.
“Agli atti non sembrano esserci elementi – scrive il segretario generale, Carmine Olanda, nella lettera inviata ai vertici del Dap ed al Governo nazionale – concreti tali da motivare la decisione della direzione e quindi, appare evidente la condotta antisindacale. Vi è di più”.
“Il comandante del reparto avrebbe addirittura ordinato l’impiego di un’auto di servizio e di un agente, per procedere direttamente alla notifica della classifica presso l’abitazione del vice sovrintendente Bongiovanni, nonostante quest’ultimo si fosse addirittura reso disponibile a recarsi in carcere per ricevere la notifica dell’atto”.
Inoltre, “non si conosce quindi l’urgenza della notifica, tale da giustificare addirittura l’impiego di risorse
dell’amministrazione che, impiegate, costituiscono un costo per la stessa pubblica amministrazione” scrive Olanda.
Sulla vicenda sono intervenuti i vertici provinciali che hanno solidarizzato con il vice sovrintendente. “Affermare che il dipendente di Polizia penitenziaria – spiegano le segreterie provinciali di Sinappe, Uspp, Fns Cisl,Fsa Cnpp e Fp Cgil – nonché rappresentante sindacale “si è contraddistinto per un atteggiamento di destabilizzazione del contesto lavorativo”, equivale a definire quel lavoratore rappresentante sindacale come un terrorista”.