“Il decreto del Governo sembra un paraurti attorno all’iniziativa della magistratura, almeno per il futuro. Una sorta di salvacondotto ma non so quanto potrà resistere se dovessero esserci altre azioni giudiziarie”. E’ il commento di Enzo Parisi, leader storico di Legambiente sul decreto del ministro delle Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto, che di fatto “blinda” il depuratore Ias di Priolo.
L’inchiesta per disastro ambientale
L’impianto tratta i fanghi delle aziende del Petrolchimico ed i reflui civili di Priolo e Melilli è sotto sequestro dal giugno dello scorso anno su decisione del Gip del Tribunale di Siracusa, a seguito dell’inchiesta della Procura di Siracusa per disastro ambientale. In sostanza, secondo i magistrati l’impianto non è adeguato, causando l’inquinamento del mare.
Decreto blinda Ias e Petrolchimico
Il provvedimento del Governo considera l’Ias un sito di interesse strategico nazionale, così come le raffinerie Isab Lukoil, e come indica la nota dei due ministri, “definisce le misure volte a consentire il bilanciamento tra le esigenze di continuità dell’attività produttiva e di salvaguardia dell’occupazione, e la tutela della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute e dell’ambiente”. Il nodo è che senza il depuratore la zona industriale si paralizza, per cui l’intervento del Governo tende a proteggere la produzione, che rappresenta circa il 60 per cento del Pil locale.
Quali saranno queste misure?
“Bisognerà capire in che modo sarà assicurato questo bilanciamento” si chiede Parisi che spinge perché la Regione provveda ad adeguare l’impianto. Nel decreto è, comunque, indicato il termine “per gli interventi di messa a norma degli impianti, eventualmente previsti nei provvedimenti di riesame dell’autorizzazione integrata ambientale per l’esercizio degli stabilimenti Isab, entro 36 mesi dalla loro emanazione”.
L’Aia della Regione
Nel luglio scorso, in piena tempesta giudiziaria, il Governo Musumeci dispose una nuova Autorizzazione integrata ambientale che avrebbe comportato investimenti intorno ai 20 milioni di euro salvo poi essere “congelata” su indicazione dell’amministratore giudiziario dell’Ias che, temendo, la chiusura definitiva dell’impianto avrebbe suggerito di ritirarla per evitare di sprecare risorse pubbliche.
Lo spettro della chiusura dell’Ias
In effetti, lo stesso amministratore, su input del Gip, nei mesi scorsi, ha chiesto alle imprese del Petrolchimico di sospendere il conferimento dei reflui. Cosa che non è accaduto, le aziende continuano ad usare l’impianto, inoltre, è in corso l’incidente probatorio sul depuratore e su tutti gli stabilimenti della zona industriale condotto dai consulenti del Gip per verificare se la struttura potrebbe proseguire la sua attività. Ed ora, in tutto questo calderone, è stato inserito il decreto, il che rende la situazione molto complessa.
“Si è detto che l’Aia del luglio scorso, poi revocata – dice Enzo Parisi di Legambiente -, avrebbe comportato un impiego poderoso di risorse economiche, ma è di tutta evidenza che l’Aia deve essere adeguata ma al meglio”
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