La siccità in Sicilia ha alzato il velo, in modo drammatico, tutti i paradossi della gestione idrica: invasi con poca manutenzione, altri non collaudati, dissalatori prima costruiti e poi chiusi, una perdita copiosa di acqua nelle condotte.

Famiglie ed aziende agricole assetate

Non ci sono solo le famiglie colpite da queste crisi che è più forte nella Sicilia centro occidentale ma anche le aziende agricole che, dall’inizio dell’anno, lanciano allarmi sulla carenza d’acqua e così molte imprese sono state già costrette a chiudere o a fare delle selezioni, per non parlare delle devastanti conseguenze per gli allevatori, rimasti con poche scorte di foraggio.

Il paradosso siracusano

Tra i paradossi siciliani c’è anche l’impianto di depurazione dei reflui civili di Siracusa, in contrada Canalicchio, peraltro, al centro negli anni scorsi, di inchieste giudiziarie sul suo funzionamento. La struttura continua a riversare in mare, nelle acque del Porto Grande, le acque trattate.

Il Commissario per la Depurazione al G7

Potrebbero servire all’agricoltura? Certamente sì, come afferma l’ex assessore di Siracusa, Carlo Gradenigo, ambientalista, che, compie un passo indietro, rispolverando le parole, in occasione del G7 dell’Agricoltura tenutosi a Siracusa dal 21 al 29 settembre, del Commissario straordinario unico per la Depurazione, Fabio Fatuzzo, che, a proposito della necessità di collegare la depurazione all’agricoltura sostenibile e all’industria  ha detto che “se non si avvia il processo del riuso delle acque reflue scomparirà l’agricoltura e di conseguenza anche il turismo perché l’acqua potabile non basterà più a soddisfare le esigenze di tutti”.

Gradenigo, “Comune butta l’acqua in mare”

“Frasi che avrebbero dovuto – dice Gradenigo – far rovesciare il calice all’amministrazione comunale che negli stessi giorni ai turisti siracusani razionava l’acqua delle loro case vacanza.  La stessa amministrazione che al posto di un impianto di affinamento dei reflui, vanta la possibilità di collegare il depuratore cittadino a quello IAS al fine di buttare le acque prodotte da 4 città (Siracusa/Melilli, Priolo e Augusta) direttamente in mare”.

Acqua salata

L’ex assessore denuncia un altro aspetto di questo paradosso nella gestione delle risorse idriche: “il sovrasfruttamento della falda che ha reso l’acqua insalinata e inutilizzabile per fini agricoli e industriali ancorché depurata” mentre l’amministrazione “pensa di realizzare un nuovo campo pozzi”.

“Chi glielo dice al Commissario che beviamo acqua salata e gettiamo in mare quella dolce proveniente da un acquedotto abbandonato a se stesso che di anni ne ha 2.504?” è la domanda retorica posta da Gradenigo.