“Immediatamente dopo l’ormai imminente periodo di feste, insieme al presidente Ragusa, abbiamo previsto di convocare in Commissione i vertici Lukoil e i sindacati sia per un chiarimento sulle vicende balzate agli onori delle cronache in questi giorni sia, in generale, per avere un quadro più dettagliato sull’idea di futuro immaginata per il territorio”.
Lo ha detto Giovanni Cafeo, parlamentare regionale di Italia Viva e segretario della Commissione Attività Produttive dell’Ars in merito alle notizie sulla riduzione della produzione per la raffinazione del greggio della Lukoil a causa della crisi del settore, aggravata dall’emergenza sanitaria, che avrebbe ricadute pesanti sul territorio, a Siracusa, dove ci sono gli impianti.
“Nel caso di Lukoil, la mia convinzione è che intanto debba essere sanata al più presto ogni eventuale tortura nei rapporti con i sindacati e ripristinato il normale confronto tra impresa e lavoratori, fondamenta su cui si basa la pace sociale – spiega Cafeo – in questa vicenda però gioca un ruolo importante anche la devastante crisi del mercato petrolifero, dovuta al crollo della domanda mondiale che di fatto ha costretto anche un colosso come Lukoil a ridimensionare la propria attività, senza dimenticare la pericolosa accidia del Governo regionale che sui temi industriali ha dimostrato da sempre noncuranza, quando va bene, fino ad arrivare ad un palese boicottaggio dell’intero settore, ritenuto erroneamente non strategico”.
“L’assenza della politica regionale su questi temi così importanti è gravissima – continua ancora Cafeo – ma proveremo a supplire alle carenze governative con il solito, importante lavoro nelle commissioni ARS”.
Il parlamentare di Italia Viva, però, afferma che se invece le intenzioni della Lukoil saranno quelle di dismettere totalmente la produzione per lo stoccaggio allora l’atteggiamento verso il colosso russo non sarà di tollerenza.
“Se a seguito dell’audizione l’ipotesi in campo fosse quella di investire per uno sviluppo sostenibile con l’obiettivo di una transizione energetica rispettosa delle nuove direttive ambientali, della sicurezza e degli obiettivi comuni europei, allora saremo accanto all’azienda – precisa Cafeo – ma se l’idea è quella di dismettere gli impianti, trasformando tutto in un deposito di stoccaggio in barba alle conseguenze sociali e alle ricadute economiche, allora le nostre posizioni saranno ben differenti”.
“Le disastrose conseguenze sociali conseguenti all’eventuale decisione di dismettere gli impianti cadrebbero certamente sulle famiglie dei lavoratori diretti e dell’indotto, nonché sui consumi e sulle abitudini di vita di centinaia di persone, causando un nuovo disagio sociale in una città che di certo da questo punto di vista non parte già benissimo – continua Giovanni Cafeo – inoltre, il messaggio di una scelta così drastica sarebbe devastante anche perché l’intero ecosistema industriale è di fatto interconnesso e si regge sulla presenza di tutti gli operatori; l’improvvisa chiusura di una realtà così importante provocherebbe squilibri difficilmente gestibili”.
“In ultimo, ma non per importanza, resterebbe il danno d’immagine per l’intera Sicilia – conclude Cafeo – che vedrebbe, ancora una volta, andar via un importante investitore internazionale piuttosto che avere la forza di attirarne altri”.